Il Napoli ha vinto con la Roma perché ci ha provato: i numeri inquietanti di Mourinho
Quanti palloni in area avversaria ha toccato la Roma? Appena 7 e nessuno di essi s'è tradotto in occasione da rete. Quanti tiri ha fatto nello specchio della porta? Zero. Quanti palloni i capitolini hanno giocato in attacco? Sono stati 56… il solo Kvaratskhelia (al quale José Mourinho ha riservato un trattamento speciale soffocandone gli spazi) ne ha toccati 52 e tanto basta a dimensionare secondo le giuste proporzioni quel che ha rappresentato la prestazione dei giallorossi contro il Napoli.
"Congratulazioni agli avversari per la vittoria immeritata. Abbiamo giocato abbastanza bene per non perdere", le parole del tecnico portoghese che aveva accarezzato l'idea di fare il colpaccio di giornata mettendo il pullman davanti alla porta, sistemando cavalli di frisia a centrocampo e sperando che in porta finisse un pallone sporco su azione sporca. Un contropiede letale oppure il più classico tocco risolutivo che cambia l'inerzia del risultato salvo tornare sulle barricate.
Chi ha visto la partita, allo stadio o da casa, se n'è accorto subito. Non serve essere fini conoscitori di moduli e tattiche per notare come i giallorossi avevano una consegna prioritaria: impedire ai partenopei di giocare, stopparli sul nascere con le buone o con le cattive maniere, randellare Lobotka (faro della manovra) e il georgiano (il diamante grezzo che quando brilla ti acceca), prendere in trappola Osimhen. Come? Serrando i ranghi a mo' di falange.
Nelle statistiche della Lega Serie A c'è anche dell'altro che chiarisce questo aspetto: il baricentro medio della Roma tra primo e secondo tempo è stato più o meno simile con una squadra che s'è trovata raggomitolata (al massimo) in 45,84 metri rispetto ai 55,72 del Napoli. Quando la palla è stata in suo possesso ha oscillato tra i 47,61 metri del primo e i 44 metri del secondo a fronte di un avversario che ha tenuto la squadra alta sempre (57,84 e 54,73)
Il riverbero della situazione è nelle posizioni medie che i calciatori di Roma e Napoli hanno tenuto nel corso dell'incontro. Densità assoluta quella espressa dai giallorossi, con Pellegrini che prima è stato a ridosso di Abraham/Belotti e poi s'è spostato a supporto di Zaniolo ma sempre trincerato sulla metà campo. Ricerca dell'ampiezza da parte degli azzurri che hanno provato a fare la partita alla loro maniera tenendo Lozano e ‘Kvara' molto larghi, Ndombele (procurerà il rigore poi annullato col Var) e Zielinski alti affinché Osimhen non finisse risucchiato nella ‘tonnara'.
Juan Jesus (gol mancato a porta quasi spalancata davanti), Osimhen (2 volte, la seconda micidiale), Lozano (2 volte) i protagonisti che hanno avuto le occasioni più nitide per andare a segno. Quanto alla Roma, quali sarebbero state? È vero che senza Dybala c'è poca Joya e là davanti la luce si accende poco o nulla ma l'impressione – suffragata anche da parte dei numeri che non dicono tutto ma raccontano molto di quanto accaduto – che lascia Roma-Napoli è solo una: ha vinto la squadra che ha avuto il merito di averci provato riuscendo a interpretare nel migliore dei modi possibili il copione adatto all'avversario che aveva di fronte.