Il momento più imbarazzante nella carriera di Cristiano Ronaldo: ten Hag gli ha dato una lezione
Quando il collaboratore di Erik ten Hag s'è girato verso di lui e gli ha detto di tenersi pronto perché toccava a lui, Cristiano Ronaldo ha tolto la tuta e s'è diretto verso il campo. CR7 era rimasto fuori dalla formazione titolare contro il Liverpool (come lui anche Harry Maguire, capitano e calciatore della Nazionale) ed è entrato solo all'85°: non ha avuto nemmeno il tempo di sudare che la sfida del riscatto contro i Reds era già finita.
Cinque, sei minuti… in campo ci è andato da comparsa, come un calciatore qualunque. Lui, che in carriera s'è abituato a essere indiscutibile. Lui che a Torino, dopo aver preso così male la sostituzione al 10° della ripresa voluta da Maurizio Sarri, mollò tutto e andò via dallo stadio senza nemmeno attendere la fine del match della Juventus. Non è andata come sperava, né in bianconero né nella ‘sua' Manchester per la quale adesso è diventato un orpello costoso e nemmeno tanto scintillate.
Il Manchester United ha offerto una prestazione convincente e ottenuto un risultato di prestigio senza il portoghese né il capitano. Il messaggio che il nuovo allenatore ha voluto lanciare è stato molto chiaro: sconti a nessuno, non m'importa di cosa hai fatto in passato, il futuro lo devi guadagnare metro dopo metro, lottando e sudando come gli altri, gioca chi è in forma e offre garanzie, l'unica gerarchia che esiste nello spogliatoio è la mia. "È sempre difficile ma ho delle decisioni da prendere", aveva liquidato così l'argomento il tecnico.
Ecco perché, per dare il buon esempio nel presentarsi come inflessibile, lo stesso ten Hag, all'indomani della sconfitta imbarazzante contro il Brentford, ha punito la squadra ordinando una razione di allenamento supplementare nel giorno libero.
"Abbiamo giocato malissimo, una schifezza. Non può essere questo il nostro livello di rendimento", disse con molta onestà dopo quella batosta. Spedì tutti a correre per circa quindici chilometri e lui era con loro trasmettendo una lezione semplice e chiara: anche io sono responsabile come voi per quella figuraccia e pago con voi, perché si vince e si perde di squadra.
Qual è stato l'effetto di quella strigliata data senza alzare la voce? Un dato statistico ne è la riprova: contro il Liverpool i Red Devils hanno macinato più chilometri rispetto a quanto fatto con il Brenford. Hanno corso di più e dato tutto producendosi anche in un numero maggiore di scatti. E non c'erano né Ronaldo né il difensore che a Old Trafford arrivò per una cifra pazzesca (87 milioni di euro), né qualche altro intoccabile.
Quanto a CR7, che ha trascorso gran parte dell'estate a cercare motivi di rottura, forzare la mano per dare lo strappo e andar via (ma senza trovare sponda in altri club, per nulla disposti ad accoglierlo a quell'età e per le ‘sue' cifre), a depennare opportunità per i rifiuti ricevuti vive uno dei momenti più imbarazzanti della sua carriera. È finito in un cul de sac: ha ancora un anno di contratto, la sua ultima apparizione con lo United potrebbero essere stati quella manciata di minuti da subentrato, se non riuscirà a trovare una sistemazione nel giro di una settimana lo attende un anno da separato in casa e nel cono d'ombra. Solo, con i suoi cinque Palloni d'Oro. Prigioniero di se stesso e di un epilogo che non era quello sperato.