Il mistero della morte di Maradona finisce in tribunale: medici rinviati a giudizio per omicidio
La misteriosa morte di Diego Armando Maradona avvenuta il 25 novembre 2020 fa ancora discutere e non solo per l'eredità lasciata ai suoi figli e le diverse persone che si sono fatte avanti dichiarando di essere figli non riconosciuti del Pibe de Oro venendo poi smentite dal test del DNA. Gli ultimi giorni di vita di quello che è considerato uno dei calciatori più forti di sempre saranno infatti oggetto di un processo da parte di un Tribunale argentino.
Nel giorno in cui ricorre il 36esimo anniversario della rete che lo ha fatto diventare la "Mano de Dios" nonché del gol del secolo, entrambi realizzati contro l'Inghilterra nei Mondiali del Messico del 1986, infatti il quotidiano argentino La Nacion ha rivelato che il Giudice delle Garanzie di Tigre Orlando Diaz ha deciso di rinviare a giudizio la causa legale intentata per fare luce sulla morte di Maradona. Gli imputati sono il neurochirurgo Leopoldo Luque , la psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Díaz e altri cinque tra operatori sanitari e medici che dovranno rispondere dell'accusa di omicidio semplice con dolo eventuale. Accolta dunque la richiesta della Procura di San Isidro che aveva segnalato negligenze nelle cure del fuoriclasse argentino e chiedeva l'accusa per omicidio doloso (anziché colposo) nei confronti delle stesse otto persone.
Ad essere messe in discussione dunque non sono le cause della morte dell'ex stella di Napoli, Barcellona e Boca Juniors deceduto all'età di 60 anni per un edema polmonare e un'insufficienza cardiaca mentre si stava riprendendo da un intervento di neurochirurgia, bensì quanto è stato fatto dai sanitari, ora rinviati a giudizio, per aiutarlo tempestivamente e salvargli la vita. Decisiva a riguardo sembra essere quindi stata la perizia fatta nell'ambito delle indagini preliminari che asseriva che negli ultimi giorni Diego Armando Maradona era stato "abbandonato al suo destino" dall'equipe medica guidata dal medico personale (nonché amico) del calciatore Leopoldo Luque che finora ha sempre rispedito al mittente qualunque accusa ma che adesso dovrà rispondere della sua condotta in Tribunale e probabilmente anche di quel tristemente famoso audio WhatsApp ("Il ciccione sta per morire") già reso noto dalla stampa argentina dopo il decesso del leggendario calciatore. Lo stesso dottor Luque e gli altri sette imputati rischiano infatti una pena che dagli 8 ai 25 anni di reclusione in carcere qualora il processo dovesse stabilire che sono colpevoli della morte del Pibe de Oro.