Il miracolo dello Spezia: costa quanto gli ingaggi di Ibrahimovic e Mandzukic
Il Milan capolista è caduto sotto i colpi del piccolo Spezia. Una vittoria che ha portato la firma di Maggiore e di Bastoni per i gol ma che è figlia di una squadra che da inizio di campionato si è sempre confrontata a viso aperto con le avversarie di turno, senza timori reverenziali. Non è un caso se oggi, insieme al Benevento, è in una posizione di classifica soddisfacente e si sta comportando come una veterana della Serie A più che da semplice neopromossa.
2-0 ai rossoneri di Pioli che annoveravano in campo campioni assoluti, da Romagnoli a Donnarumma, da Ibrahimovic, a Theo Hernandez. Giocatori di caratura internazionale, pluridecorati e soprattutto strapagati con stipendi da favola e ingaggi record. Lo Spezia, con il suo monte ingaggi che non supera i 25 milioni di euro divisi tra i 30 calciatori in rosa, ha invece dato lezione di calcio mostrando qualità, visione di gioco, coesione. Al di là dei nomi sulle spalle e dei conti correnti in banca. Basti pensare che prendendo il lordo, tutto lo Spezia vale quanto gli ingaggi (sempre lordi) di Ibrahimovic e Mandzukic.
Ma al di là del progetto del club che ha investito in una visione di low cost ma che sta ripagando benissimo, con diversi calciatori già rivalutati sul fronte mercato, c'è dietro il tantissimo lavoro di Vincenzo Italiano, il 43enne tecnico che ha costruito un'idea di calcio precisa. Molto precisa perché quando ha ricordato in una esclusiva a Fanpage come la sua squadra debba "uscire dal campo sempre a testa alta, sempre ben figurare perché se con l’organizzazione mettiamo in difficoltà gli altri vuol dire che avremo lavorato bene", non erano parole cadute nel vuoto. Contro il Milan è accaduto e il risultato si è visto.
La qualità con cui si fanno le cose è importantissima, quando si ha il pallone tra i piedi, nello smarcamento e nella fase difensiva. Non è solo l’estetica della giocata o di una partita ma avere delle idee per essere sempre dentro la partita
Giocare bene e ottenere risultati senza appoggiarsi ai campioni, ma creando un gruppo. Per Italiano, alla sua prima esperienza in A, non solo il successo sul Milan ma anche il campionato fin qui disputato ha mostrato al mondo la sua ‘creatura': "Io costruisco un calcio in cui tutti sono ‘registi' ovvero tutti devono partecipare alla manovra, sentirsi parte del progetto, della partita. Poi come allenatore devo anche sapermi adattare e mi riferisco al fatto che in base alle caratteristiche che uno ha a disposizione nella rosa, bisogna mettere i giocatori nelle condizioni di rendere al meglio".
Detto, fatto. Milan docet.