Il Milan dura quanto Ibrahimovic, Conte ribalta l’Inter e vince il derby in 20 minuti
Il Milan dura un tempo, quando Ibrahimovic smette di essere il faro e il centro di gravità della squadra si consegna all'Inter. Ai nerazzurri bastano venti minuti per ribaltare la partita nel secondo tempo con i principi guida del Conte-pensiero: grinta, corsa, ricerca degli spazi. Segnano Brozovic, Vecino e De Vrij, tre modi di intendere e di interpretare la sua filosofia. Eriksen entra quando la rimonta da 0-2 a 3-2 è già compiuta, guida l'amministrazione che diventa trionfo con il 4-2 di Lukaku. Sull'onda del suo 17mo gol, l'Inter aggancia la Juve in testa alla classifica.
Conte senza Eriksen, c'è Ibrahimovic
Conte si affida ai suoi uomini e alla siua visione, per l'evoluzione c'è tempo. C'è Godin in difesa, con Skriniar a sinistra. Ci sono Vecino e Barella, ma non Eriksen. Vuole un'Inter stretta e lunga, verticale alle spalle del centrocampo del Milan che Pioli allinea con il 4-4-2 abituale dell'ultimo periodo. La novità è Rebic titolare come esterno sinistro di centrocampo, spalleggiato da Theo Hernandez. Da quella parte Lukaku gioca in appoggio a Candreva un po' più libero negli spazi sui primi ribaltamenti nerazzurri. In più si allarga anche Vecino, ragionatore che agisce da mezzala destra.
Il Milan, per proteggere i punti potenzialmente deboli sulla trequarti, parte forte. L'Inter invece si abbassa e aspetta, un approccio che a Conte non piace. I rossoneri individuano una possibile traccia di gioco, sfruttare gli inserimenti di Kessie dietro Barella perché Brozovic va ad accorciare su Bennacer ma alle spalle si muovono Kessie e Calhanoglu che ricevono abbastanza facilmente. Il palo del turco che al 10′ accende la partita dimostra la bontà del piano iniziale di Pioli, che peraltro gli chiede di seguire Brozovic nella prima fase della manovra nerazzurra.
Il Milan occupa meglio il campo nel primo tempo
Il gioco scorre fluido, l'Inter però va solo a sprazzi, accesa dal colpo di testa largo di Godin da corner. Il Milan occupa con più facilità il campo in larghezza, con e senza palla. Questo permette al Milan di andare a schermare Brozovic e le mezzali senza andare a pressare alto contro i difensori dell'Inter, che faticano a saltare velocemente la prima linea di pressing e a far uscire il pallone dalla difesa in pochi tocchi.
Nella parte centrale del primo tempo, il ritmo si abbassa. Non cambia invece lo scenario complessivo della partita. il Milan porta tanti uomini sopra la linea di metà campo e di fatto abbassa l'Inter che si affanna nel tentativo di risalire velocemente il campo.
Rebic e Ibrahimovic, l'uno due non è da ko
Ibrahimovic dialoga in maniera proficua con Calhanoglu, anche se il trio difensivo dell'Inter si raccoglie a protezione dell'area, si stringe a creare uno schermo in area non semplice da aggirare negli spazi stretti. Il turco sbaglia la prima scelta al 39′, buttando via un possibile contropiede. Ma è il preludio al vantaggio. Assist di Ibrahimovic che salta su Godin e la mette sul secondo palo, Rebic incrocia sul lato destro dell'area e la tocca in porta con la collaborazione dell'uscita fuori tempo di Padelli.
La posizione dell'ex Eintracht, ala sinistra con facoltà di tagliare dentro da trequartista o scambiarsi la posizione con Calhanoglu, aumenta l'imprevedibilità offensiva del Milan che da calcio d'angolo raddoppia. Segna Ibrahimovic, che riceve il tocco di Kessie da calcio d'angolo. Godin lo tiene in gioco, Skriniar tarda a uscire dai blocchi, Ibra torna a segnare in un derby dopo quasi otto anni.
E' la prima opzione per l'attacco del Milan, una garanzia di sicurezza che tranquillizza i compagni e li motiva: nei primi 45′ vince 3 duelli aerei in zona d'attacco, non è un caso. Il Milan, più aggressivo come dimostrano le 4 palle recuperate in più nel primo tempo, all'intervallo ha completato 84 passaggi a 18 nella trequarti avversaria. L'Inter, invece, chiude il primo tempo con un solo passaggio nell'area del Milan.
Secondo tempo, l'Inter ne fa due in otto minuti
La partita però nel secondo tempo cambia completamente nel giro di 8 minuti. Brozovic, gran tiro al volo su una palla "sporca", accorcia. Vecino pareggia, ma il merito principale è di Sanchez che brucia tutti nello stretto su un filtrante in area, la difesa del Milan un po' si ferma pensando al fuorigioco che dalla tv sembra esserci ma le linee tirate al VAR smentiscono. Il cileno anticipa Donnarumma, si gira e appoggia dietro per Vecino, che per la prima volta nella partita fa valere l'importanza di una mezzala di possesso per scompaginare due linee a quattro.
E' un'Inter diversa, più compatta nelle due fasi. Sanchez è generoso, ripiega anche da terzino per spezzare le combinazioni Conti-Castillejo, Lukaku indietreggia e scambia con Vecino per guidare le transizioni in verticale a campo aperto.
De Vrij firma la vittoria, Eriksen entra per gestire
Il Milan si spegne, insieme a Ibrahimovic. Si spegne perché si spegne Ibrahimovic, così è se vi pare. L'Inter guadagna metri e sicurezze, un'occupazione del campo più in linea con la visione di Conte e il suo piano di gioco. Diventa una swa squadra che prende , che vince i duelli a ridosso dell'area, alza Brozovic e si alimenta delle corse box to box di Barella. Il resto lo fa De Vrij che in torsione si avvita da calcio d'angolo e in 18′ l'Inter trasforma il derby: da 0-2 a 3-2.
A questo punto Conte abbassa le marce per non dover andare a 200 all'ora. Dentro Eriksen, che va a piazzarsi da trequartista e ordinatore di gioco alle spalle di Lukaku, fuori Sanchez. Il tecnico salentino passa a un 3-5-1-1 che somiglia a un 5-3-2, torna a difendere basso con le fasce un po' più coperte e il favore del punteggio a giustificare il nuovo assetto. Perché il Milan si scopre e si disallinea, e i ribaltamenti di gioco dei nerazzurri incontrano larghi spazi verdi in cui Barella ed Eriksen possono mettersi nelle condizioni di ricevere. Il danese si presenta con una traversa su punizione da una trentina di metri. Pioli sceglie Paquetà per Kessie, passa al 4-3-3 con Ibrahimovic punta centralee un centrocampo a tutta qualità con Bennacer basso, il brasiliano e Calhanoglu come mezzali.
L'Inter altera le geometrie del"doble pivote", piazza i due costruttori di gioco, Brozovic ed Eriksen, su due linee diverse. A fine partita, i nerazzurri completano oltre 100 passaggi in meno, 311 contro 423, creano una occasione in meno, e vincono nonostante una presenza quantitativamente inferiore nella trequarti offensiva. Sono infatti tutti rossoneri i cinque recordman per passaggi negli ultimi 30 metri (Hernandez l'unico con più di 20 appoggi completati). L'Inter spicca per le 34 combinazioni a sinistra tra Skriniar e Young, e per il gol di Lukaku che fa da immediato contraltare al palo ravvicinato di Ibrahimovic.
Il Milan ha bisogno dello svedese, l'Inter di tutta la squadra. E oggi la squadra ha vinto.