Il metodo Conte svelato dall’ex preparatore: “Vomito e gente col ghiaccio dopo un allenamento”
Qualcuno lo conosce come il "mago dei muscoli" per altri è semplicemente Paolo Bertelli, preparatore atletico con una lunghissima e prestigiosa esperienza alle spalle. Oggi è nello staff di Andrea Pirlo alla Sampdoria e negli anni ha lavorato al fianco di altri grandi allenatori del calibro di Luciano Spalletti, Claudio Ranieri, Roberto Mancini e Antonio Conte con cui ha collaborato per ben 7 anni. Fiorentina, Venezia, Udinese, Roma, Juventus, Chelsea passando per la Nazionale Italiana nel biennio con Conte fino alle esperienze con Pirlo in bianconero, in Turchia e poi in Liguria.
In un'intervista a Fanpage.it Bertelli ha parlato del suo percorso nel mondo del calcio, di come sia cambiato il lavoro in base all'evoluzione rapida del football con un calendario fitto di impegni e delle differenze tra i vari allenatori con cui ha collaborato. Oggi le big italiane sono in fase di ridimensionamento dal punto di vista della guida tecnica e proprio Conte, diventato nuovo allenatore del Napoli, in azzurro si ritrova una situazione molto simile alla Juve del 2011: "Lui è molto esigente e nel suo lavoro c'è anche un aspetto psicologico da considerare".
Bertelli, come è cambiato il calcio oggi? Si sceglie un allenatore anche in base al tipo di preparazione da fare?
"È cambiato nel senso che in passato la preparazione fisica era molto lontana dall'allenamento con la palla. Ormai oggi ci siamo spostati verso una preparazione fisica integrata al gioco: è il modello di gioco che caratterizza la parte atletica".
In che senso?
"Il calcio si è evoluto passando da un gioco sistemico-posizionale a un calcio relazionale. Non esistono più ruoli stabiliti, non è il sistema che caratterizza le connessioni tra i giocatori, ma sono le connessioni tra i giocatori che caratterizzano poi il sistema che si userà".
Ha dovuto modificare il suo modo di lavorare con i calendari sempre più fitti di impegni?
"Sì, ma è cambiato anche il fatto che non si giochi più tutti insieme la domenica come una volta. Il calendario è di fatto un'incognita. Oggi si può consigliare all'allenatore chi mandare in campo ogni tre giorni in base ai dati che si hanno a disposizione".
Questo per non rischiare infortuni.
"Per l'allenatore è difficile non incorrere in infortuni, le partite sono tante e solo determinati calciatori le giocano tutte. Il calcio è business: più partite, più infortuni".
Come si possono evitare?
"Purtroppo sono tante le variabili che determinano le performance: dal sonno, all'alimentazione, fino alle ore di viaggio e al clima. Paradossalmente oggi per chi disputa tante partite è meglio perché giochi e non pensi troppo, non ti stressi tanto tra partita e partita".
Quale calciatore nella sua lunga carriera l’ha sorpresa dal punto di vista fisico?
"Perrotta alla Roma aveva tutte le componenti: in intensità e in allungo pur non avendo dati da superuomo. Ma era una macchina che funzionava molto bene. E poi Kanté, l'unico calciatore a cui ho limitato tantissimo la componente metabolica a secco: gli bastava fare solo allenamento con la palla, era incredibile. Quando c'era da correre lui non correva, non ne aveva bisogno".
È stato con Conte tra Juventus, Nazionale e Chelsea. Quanto è esigente dal punto di vista atletico?
"Sono stato sette anni con lui. È un allenatore esigente, giustamente, anche per quanto riguarda la componente atletica. Per lui c'è un aspetto psicologico di base a tutto il suo lavoro, ovvero resistere alla difficoltà: essere resiliente per sapere reagire in partita".
Com'è il suo approccio?
"Lui è una persona determinata, sa come raggiungere gli obiettivi, ma chiaramente ha il suo carattere. È uno molto esigente che tiene alta sempre la tensione, in maniera positiva".
Qual è l'aneddoto che ricorda più legato alla sua esperienza con Conte?
"Eravamo in ritiro negli Stati Uniti e faceva un caldo incredibile. Ricordo di aver fatto notare a Conte questo problema dell'alta temperatura che avrebbe reso difficile ai calciatori allenarsi con così tanta umidità. Lui però ha voluto svolgere lo stesso gli allenamenti ed è finita con qualcuno, ricordo Matri, col ghiaccio secco addosso".
E poi cosa è successo?
"Lui a quel punto decide di andare a correre con Angelo Alessio percorrendo 15o metri. A un certo punto tornano indietro e Conte mi dice: ‘Avevano ragione i ragazzi, oggi è veramente dura'".
Quella era una squadra da rilanciare, un po’ come il suo Napoli. Il lavoro mentale va di pari passo a quello atletico? E quanto sa essere stimolante Conte in allenamento?
"Lui ha una metodologia e una proposta stimolante ma impegnativa. Richiede una massima focalizzazione e attenzione. La risposta è riuscire a fare la domenica ciò che si prova in settimana durante gli allenamenti".
I calciatori che vomitano nella preparazione di Conte: è un mito da sfatare?
"Sono casi isolati, succede anche ad altri e non solo a Conte. Può succedere qualche volta".
Qual è l’esercizio fisicamente più gravoso che prevedevano i vostri programmi di allenamento?
"Quando alleni l'alta intensità sia con la corsa che con la palla e si produce una fatica immediata. Ma ormai si allenano tutti così. Ad alto livello ci sono test fisici molto più scientifici e tecnologici per stabilire il livello dei calciatori".
È cambiato il metodo.
"Ormai la filosofia è quella di "allenati come giochi" e credo che anche Antonio non faccia più sedute lunghissime di 11 contro zero che un tempo caratterizzavano il calcio italiano. Oggi i giovani la applicano più giocando, ovvero andando incontro a ciò che dovranno affrontare la domenica".
Chi è stato il calciatore che è migliorato di più con il vostro lavoro? E quello che lo sopportava meno?
"Negli anni di Conte un po' tutti sono migliorati, poi c'è sempre chi va in difficoltà e chi meno. Giaccherini, ad esempio, alla Juve con Conte è migliorato tanto arrivando fino alla Nazionale".
Qual è la correlazione tra il calcio che richiede Conte, sul piano tecnico, e il lavoro atletico necessario per supportarlo?
"Un lavoro ad alta intensità: aggressività e corsa in avanti più che indietro. Poi dipende sempre dagli uomini a disposizione, nello specifico di Conte la filosofia è quella".
È stato anche al fianco di Spalletti: ci sono grandi differenze rispetto al lavoro che svolge con Conte?
"Diciamo che come mezzi e metodi chiaramente ognuno ha i suoi".
La preparazione di una Nazionale per un grande evento, come toccherà ora proprio a Spalletti: come si imposta il lavoro dopo una stagione così piena?
"Sicuramente si valuterà la situazione iniziale del gruppo, sono che convinto faranno bene perché staranno almeno tre-quattro settimane insieme: questo può incidere sul risultato".
Quale sarà il primo lavoro da fare col gruppo Italia?
"C'è chi ha giocato tanto, chi meno, chi viene da un infortunio. Si valuterà se ci sono da fare delle rigenerazioni o dei supplementi di lavoro in un senso o nell'altro. In questi eventi conta sempre il recupero, non bisogna fare grandi carichi".
Cosa si aspetta da questa Nazionale?
"Conoscendo Luciano arriveranno comunque a fare un bell'Europeo, a prescindere dal fatto che a volte in questi tornei si vince o si perde ai rigori".
Con Pirlo ha lavorato sia nelle vesti di calciatore che di allenatore: come è cambiato il suo approccio?
"Llui da calciatore era uno che si allenava sempre bene: mai una lamentela, quello che c'era da fare si faceva. Ora da allenatore ha più pensieri (ride, ndr)".
Che annata è stata con una giovane Sampdoria?
"Positiva. A me piace lavorare con i giovani, così come a Pirlo, anche se lui non guarda la carta d'identità ma quello che ognuno esprima in allenamento".