Il lungo addio di Insigne, lacrime in tv e un bacio alla moglie in campo: “Napoli è casa mia”
"Napoli è casa mia". Lorenzo Insigne lo ripete più volte durante l'intervista a Dazn. Lo fa mentre a un certo punto la voce è rotta dalla commozione, deve fare uno sforzo per trattenersi e andare avanti. Sta per scoppiare a piangere, è la sensazione fortissima che si prova quando tutto è finito e si può fare nulla per tornare indietro. Aveva letto una lettera di commiato poco prima del fischio d'inizio della gara col Genoa. Quando ha battuto (due volte) il calcio di rigore ha sentito il cuore battere forte e un po' le gambe gli tremavano per la pressione. Non gli è mai successo ma questa volta era diverso. È diverso. "Ho dato tutto, non ho rimpianti. I tifosi mi hanno dimostrato sempre l'affetto nei miei confronti, lo porterò sempre dentro".
Il capitano, il 24 azzurro, ha giocato al "Maradona" la sua ultima partita da calciatore dei partenopei. Le giovanili, la Champions, la Nazionale: al Napoli deve tutto, al Napoli ha dato tutto. E Napoli gli ha dato tutto. Il suo futuro è scritto da tempo: andrà al Toronto dove guadagnerà una cifra che nessuna società, in Italia come in Europa, gli poteva garantire. "Ho fatto la mia scelta e la società la sua. Stiamo bene così. Voglio solo godermi questo momento. Anche se andrò lontano il mio cuore è qui. Verrò a vedere il Napoli in tribuna o in curva appena possibile perché questa è casa mia".
Con la rete realizzata contro il Grifone, Insigne ha superato Marek Hamsik raggiungendo quota 122 centri e piazzandosi al secondo posto della classifica bomber all time del Napoli. Il leader della speciale graduatoria è Dries Mertens con 146 reti ma per Lorenzo è comunque un motivo di piccola soddisfazione. "Il grazie va a tutti gli allenatori avuti qua. In questi giorni hanno speso belle parole per me: Benitez, Sarri, Hamsik, Albiol, Reina, Callejon. Vuol dire che qualcosa di buono l'ho fatto. Io porterò tutti nel mio cuore: allenatori, compagni, presidente, vice, tutti. Dico grazie a tutti".
Spalletti gli concede la standing ovation a pochi minuti dal termine dell'incontro. Elmas ne prende il posto e da quel momento inizia un'altra fase della partita per il capitano. Una sorta di lungo addio scandito dal giro di campo, dalle sciarpe che gli vengono lanciate dagli spalti, dagli applausi, dall'abbraccio dei figli e della moglie, Genoveffa. Attende il marito calciatore in panchina, ha un tacco della scarpa che è saltato. Lui le va incontro, la guarda negli occhi e le dà un bacio. In un momento del genere, trova la pace nell'affetto e nell'amore più sinceri. Domani è un altro giorno.