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Il lungo addio di Cristiano Ronaldo alla Juve, ogni gesto sembra l’ultimo: “Grazie a tutti”

L’ultimo post di Cristiano Ronaldo sembra un segnale abbastanza chiaro: le strade della Juventus e di CR7 sono destinate a separarsi nelle prossime settimane. “Grazie a tutti”, dice ai tifosi che l’hanno votato come MVP. Un indizio che fa il paio con le auto trasferite altrove, le parole di mamma Dolores, che immagina il futuro prossimo del figlio campione lontano dall’Italia, le necessità di bilancio e la certezza che non aver conquistato la Champions anche con lui in squadra sia stata una storia sbagliata.
A cura di Maurizio De Santis
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Come lasciarsi tenendosi per mano e poi andare via di schiena. La storia di un grande amore tra la Juventus e Cristiano Ronaldo è finita. È durata un paio di anni, abbastanza per vedere come va e poi salutarsi senza rancore, con un ultimo abbraccio. Non è mai sbocciata davvero. Semplicemente, non funziona. Né può funzionare ancora così. Troppo grande il suo ego (dentro e fuori dal campo, nello spogliatoio, nel rapporto con gli allenatori) e la voglia smisurata di vincere (sempre) anche per un club che ha alle spalle tradizione e risorse tali da permettersi una scommessa del genere. Troppo grande il fabbisogno necessario a bilancio per sostenere l'azienda CR7 e il mondo che gli gira intorno.

Ecco perché ogni gesto sembra l'ultimo, prepara il terreno e scandisce i tempi del lungo addio. Non verrà mai presentato come un fallimento. Del resto, risulta difficile utilizzare una parola del genere quando negli ultimi anni hai continuato a mettere trofei in bacheca e altrettanti record hanno continuato "a inseguire" il tuo atleta più prezioso. Però aver preso uno dei più forti calciatori al mondo, all'acme della carriera, s'è rivelato un investimento poco proficuo in termini di risultati sportivi. La Juve vinceva anche prima (e senza) di lui, le mancava solo la consacrazione in Europa.

Cinque Palloni d'Oro e il carico da novanta di una notorietà planetaria non sono bastati per realizzare la mission: conquistare la Champions League. Ironia della sorte, l'aveva sfiorata arrivando in finale quando lui era dall'altra parte della barricata. Ma quella era un'altra storia, una Juve che andava al Max. Il resto lo hanno fatto la variabile della pandemia (che nessuno poteva prevedere) e la congiuntura economica negativa che ha prosciugato le casse, costretto a rivedere strategie e bilanci. Al punto che quell'unione di brand internazionali s'è rivelata una storia sbagliata.

Cominciò con la luna sul posto, quando il presidente Andrea Agnelli volò a prendersi il campione strappandolo al Real Madrid e brindò in Grecia con la stella e il suo potente agente. E finì con un fiume d'inchiostro, versato nei post e nelle storie pubblicate dal calciatore. Basta leggere l'ultimo, recepirne il tono tra le righe, per avere la conferma di cosa sta accadendo e poi aggiungerlo agli altri indizi, tasselli, di queste settimane.

In un Paese dove nulla è facile vincere – dice CR7 nel messaggio a corredo – ho raggiunto un obiettivo che mi ero prefissato sin dal primo giorno in cui sono arrivato in Italia. Niente è paragonabile alla sensazione di sapere di aver lasciato il segno nei paesi in cui ho giocato e di aver dato gioia ai tifosi dei club che rappresentavo. Questo è ciò per cui lavoro, questo è ciò che mi commuove ed è ciò per cui continuerò sempre a inseguire fino all'ultimo giorno. Grazie a tutti coloro che hanno preso parte a questo viaggio!

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Ronaldo è diventato il primo calciatore a vincere la classifica dei cannonieri in 3 dei 5 più importanti campionati europei (Premier League, Liga, Serie A) e con la Coppa Italia ottenuta contro l'Atalanta ha chiuso il cerchio dei trofei, vincendo tutto quel che poteva tra Inghilterra, Spagna e Italia, segnando almeno 100 gol. È mancato nel giorno della sfida contro il Bologna, il match decisivo per la qualificazione alla Champions segnato più dalle sfortune altrui (il pareggio ignominioso del Napoli, in casa, contro il Verona) che da meriti propri, perché – ha spiegato Pirlo – "era stanco e aveva bisogno di riposare".

CR7 affaticato, salta i 90 minuti più importanti di una stagione. Si stenta a crederlo. Lui, che storce il muso quando legge sulla lavagnetta elettronica dei cambi il suo numero. Lui, che se non parte titolare è perché o lo ha concordato con lo staff oppure è infortunato. Lui, il campione che tremare il mondo fa con il suo ‘siuuuu', tira la gamba indietro nel momento del bisogno.

Un segnale abbastanza chiaro, fa il paio con quel "Grazie a tutti" rivolto ai tifosi che l'hanno votato come MVP, con le auto trasferite nella notte altrove, con le parole di mamma Dolores (che addirittura immagina per il figlio/fenomeno un finale di carriera laddove tutto era cominciato, allo Sporting Club) e la litania scandita a menadito sui social da sorelle, amici, amici degli amici, parenti e quant'altro graviti nella sua orbita: non puoi vincere da solo e quando perdi è perché gli altri non sono alla tua altezza. Tanto lo sai che è una storia sbagliata.

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