Il legame speciale tra Bernardeschi e Astori: “La sua morte, il vuoto assoluto”
Il 4 marzo non è un giorno come tutti gli altri per il mondo nel calcio. In questa data nel 2018 morì improvvisamente a soli 31 anni Davide Astori, difensore e capitano della Fiorentina. Una tragedia che ha sconvolto l'Italia dello sport e non solo, e che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di compagni, avversari e tifosi. Un ragazzo con il quale era difficile non andare d'accordo e che si faceva amare e stimare da tutti, come confermato anche dalle parole dell'amico Federico Bernardeschi nella puntata della serie non fiction ‘Ossi di seppia', in programmazione su ‘RaiPlay', dedicata a quel ragazzo che ha a suo dire "lasciato l’essere umano nel calcio".
Il 4 marzo 2018 la morte di Davide Astori
Alle 9.30 di quella uggiosa domenica 4 marzo 2018, la Fiorentina era alle prese con la colazione nell'albergo di Udine scelto per il ritiro prima del match con l'Udinese. L'unico assente proprio il capitano, stranamente in ritardo. Quando fu aperta la sua stanza al primo piano, la tragica scoperta: Davide Astori era morto nel sonno per quella che secondo i risultati dell'autopsia, fu una fibrillazione ventricolare dovuta a una cardiomiopatia aritmogena silente (indagato con l'accusa di omicidio colposo il professor Giorgio Galanti). Una notizia sconvolgente, che fece in pochi minuti il giro d'Italia lasciando tutti senza parole, con il rinvio in segno di lutto di tutte le partire di Serie A, di Serie B, e di Serie C.
La reazione di Federico Bernardeschi alla notizie della morte dell'amico Astori
"Ma possibile? Siete sicuri". Questa la reazione di tanti calciatori e addetti ai lavori, increduli di fronte alla notizia della morte di Davide Astori. Federico Bernardeschi che con lui aveva condiviso due stagioni alla Fiorentina e la maglia della Nazionale azzurra, ha rivissuto quei momenti nel corso della puntata di ‘Ossi di seppia' confezionata in memoria di Astori: "Sensazione di vuoto assoluto, lo appresi dalla TV. Provai a chiamare i dottori viola che non rispondevano. Poi mi hanno dato la conferma e lì sono scoppiato in lacrime e non è facile nemmeno oggi parlarne".
Quando Davide Astori ci ha lasciato, sui social, in TV, in campo e sugli spalti si è riversata un'onda di affetto e amore a dimostrazione della sua importante eredità. Il capitano della Fiorentina, ex di Roma, Cagliari e Cremonese, è riuscito a cancellare tutti i colori: "Era un ragazzo puro e semplice e nel mondo del calcio non è facile trovarne. Quando trasmetti questi valori non ci sono bandiere, non ci sono colori – racconta Bernardeschi – Ma semplicemente c’è l’umanità. Siamo visti come invincibili, ma alla fine siamo tutti esseri umani, con debolezze, fragilità punti di forza".
Gli aneddoti di Bernardeschi sull'amicizia con l'ex capitano della Fiorentina
Un ragazzo semplice insomma, ma sul quale si poteva fare sempre affidamento e non solo in campo ("Ci hai fatto sempre sentire al sicuro pensavamo ‘tanto c'è Davide'", recitava la lettera che gli dedicò la Fiorentina in occasione dei funerali, letta da Badelj). Bernardeschi infatti ha raccontato: "Quando segnavo e lui era presente, era il primo a venirmi sulle spalle. Amava prenderti in giro, scherzare però aveva sempre una parola buona per tutti, un consiglio da darti"
Il giorno del funerale è stato un pugno nello stomaco per Bernardeschi, e per tanti altri che solo in quel momento hanno davvero realizzato che il loro amico e compagno non c'era in più. Tanti i ricordi belli e le situazioni condivise che fanno vivere ancora l'ex capitano della Fiorentina: "Quando c’è una scomparsa così, hai talmente tante cose belle nitide che ti ricordi, che è come se un po’ rivivessero in te. Lui ha lasciato l’essere umano nel calcio".
Il tatuaggio di Bernardeschi per Astori
E per questo Bernardeschi si è anche tatuato il numero 13, per imprimere ancor di più su sé stesso il ricordo di Astori: "Mi sono tatuato il numero 13 perché era il suo numero ed era quello che più lo rappresentava. Lui è un pezzo della mia storia, come se fosse un fratello della mia storia calcistica e meritava lui, come il nostro rapporto e come me, di averlo impresso per tutta la vita. Quello che c’è stato tra di noi è stato meraviglioso perché bastava uno sguardo, un gesto, un pensiero e ci capivamo subito".