Il lato oscuro di Messi a Barcellona, padrone dello spogliatoio: “Poteva fare fuori chiunque”
Lionel Messi non metterà mai più piede nello spogliatoio del Barcellona. Dopo diciassette anni in prima squadra e ventuno dal suo arrivo in Catalogna, ieri il club blaugrana ha annunciato il mancato rinnovo del suo contratto e oggi, in una conferenza stampa lunghissima, il presidente Joan Laporta ha ribadito come le trattative siano ormai chiuse e i tifosi culé debbano rassegnarsi a perdere quello che per molti è il miglior giocatore di sempre, sicuramente un mito inarrivabile nella storia del Barcellona.
La notizia è di portata epocale e, senza dubbio, ha avuto un impatto gigantesco anche tra quelli che fino a qualche settimana fa erano i compagni del fuoriclasse argentino. Secondo quanto riportato da Quim Domenech, giornalista del Chiringuito, lo spogliatoio blaugrana avrebbe compreso le ragioni della società di non rinnovare il contratto di Messi a causa dei problemi economico-finanziari che attanagliano il club. Domenech spiega che alcuni dei senatori del Barça non abbiano reagito alla notizia in maniera troppo scomposta, considerato che qualche settimana fa si erano detti contrari a sacrificare parte del proprio stipendio per far restare Messi.
Il racconto di un Messi padrone dello spogliatoio
Le indiscrezioni si inseriscono in un contesto in cui da sempre si parla di un Messi padrone dello spogliatoio del Barcellona. Nonostante lui abbia smentito più volte la diceria secondo cui avesse un peso specifico nelle scelte della società e in quelle degli allenatori, negli anni si sono susseguiti rumors sul suo dominio totale sui compagni di squadra. Questi trovano conferma nel racconto di un membro dello staff del club già prima dell'avvento in prima squadra di Messi, che si fa nel libro "Barça: The inside story of the world's greatest football club", scritto da Simon Kuper. Infatti, secondo l'uomo, il fuoriclasse argentino "sa che può far fuori chiunque. Non è in cerca di problemi, è un bravo ragazzo. Ma sa di avere il potere". L'uomo ha anche svelato come a Messi non piaccia essere contraddetto e che Leo non dimentica facilmente uno sgarbo subito.
La "coppia tossica" con Suarez e l'integrazione dei nuovi
A rincarare la dose, un anno fa, era intervenuto Juanma Castaño, giornalista di Cadena Cope, che per definire il ruolo di Messi nello spogliatoio ha utilizzato la parola "tirannia": "Messi non è stato un leader, ha imposto le sue regole nello spogliatoio. E c'è gente in questo spogliatoio che ha sofferto con Messi". Riferendosi all'addio di Luis Suarez in direzione Atletico Madrid, aveva poi aggiunto come il Barcellona avrebbe dovuto rompere prima il binomio formato dall'uruguaiano e dall'argentino, definiti una "coppia tossica".
Che Lionel gestisse la squadra circondato da pochi fidati collaboratori era stato chiaro ancor prima, quando il difensore francese Clement Lenglet aveva raccontato come stesse procedendo l'integrazione nel gruppo di Antoine Griezmann, passato dall'essere il leader dell'Atletico Madrid a uno dei tanti in Catalogna: "Gli sta succedendo la stessa cosa che è successa a me. Il dialogo arriva a poco a poco. Messi ha un nucleo molto forte intorno a lui, con Suárez come suo principale amico. Comunque è molto aperto e con il tempo il contatto arriva". Non è un caso che nello spogliatoio del Barcellona, Messi fosse conosciuto come "il presidente".
L'episodio con Guardiola
L'episodio che può spiegare meglio il potere che avesse il fuoriclasse argentino nel club, però, è stato raccontato da Hans Blacke, ex tecnico del New York Red Bull, le cui fonti dovrebbero essere state Thierry Henry e Rafa Marquez, suoi giocatori negli Stati Uniti per un periodo ed ex compagni di Messi in Catalogna. L'episodio è risalente alla stagione 2008-2009, quando una giovane ma già fenomenale Pulga è allenata da Pep Guardiola:
È successo tre ore prima di una partita. Tutti i giocatori erano seduti e mangiavano, quando Messi ha detto che voleva una Coca Cola. Pep ha risposto: "No, non beviamo Coca Cola tre ore prima di una partita". Messi si è alzato dalla sedia ed è tornato pochi minuti dopo con una lattina di Coca Cola, che ha aperto e bevuto proprio davanti a Guardiola e al resto della squadra.
Se la storia fosse confermata, avrebbe del paradossale, considerato l'ottimo rapporto che intercorre tra i due. Al di là del singolo fatto, però, appare abbastanza chiara l'influenza di Leo sullo spogliatoio blaugrana. E pensare che Messi, nel "vestuario" culé, non voleva nemmeno entrarci. A 16 anni, alla prima chiamata in prima squadra, aveva talmente paura di presentarsi al cospetto di campioni del calibro di Ronaldinho, Carles Puyol e Xavi, da volersi cambiare fuori dallo spogliatoio. Alla fine, è stato convinto ad accomodarsi all'interno e, dopo qualche minuto di imbarazzo, gli è bastato scendere in campo per prendersi il "vestuario", dominandolo e governandolo per i successivi diciassette anni.