Il gol fantasma di Cristiano Ronaldo ci ricorda che non esiste più calcio senza tecnologia
Alcune scene sembravano ormai archiviate in un passato nel quale il calcio – pensavamo – non sarebbe mai più ripiombato. Proteste per un gol-non gol, polemiche per una rete in fuorigioco, tutte circostanze che per anni hanno caratterizzato i postpartita ma che erano finite in soffitta con l’avvento della tecnologia. Goal line technology per i salvataggi dubbi sulla linea di porta e Var cross-air sugli offside sono ormai la normalità in Italia e in Europa, ma gli episodi avvenuti nei recenti match di qualificazione ai mondiali in Qatar del 2022 ci ricordano di quanto la conquista digitale sia importante e non vada data per scontata, anzi vada difesa a spada tratta e diffusa il più possibile. Cristiano Ronaldo che esce dal campo furioso, lanciando a terra la fascia di capitano e scrivendo sui social che “un’intera Nazione (il suo Portogallo, ndr) ha subito un’ingiustizia” perché il pallone da lui calciato proprio allo scadere del match contro la Serbia ha varcato la linea di porta è un’immagine che sembra provenire da un’altra era.
Il fuoriclasse di Madeira sbaglia, esagerando con le proteste, così come è comprensibile l’errore di arbitro e assistente in campo, visto che il pallone ha sì superato la linea, ma di poco. Ciò che è inconcepibile è che si accetti il rischio di incappare in un errore del genere, che costa già 2 punti ai lusitani nella corsa alla rassegna iridata. Quattro giorni fa la stessa sorte è toccata a un altro juventino, Matthijs de Ligt, che si è visto respingere sulla linea (oltre?) un colpo di testa contro la Turchia. Lo stesso giorno, l’azione che porta al gol di Antoine Griezmann che ha mandato avanti la Francia contro l’Ucraina è viziata da un fuorigioco. Situazioni oggettive, per le quali non sarebbe stata necessaria nessuna on field review, e che avrebbero probabilmente ribaltato l’esito di alcuni match che rischiano di segnare la corsa a Qatar 2022.
Paesi arretati e arbitri impreparati: perché non c'è il Var
Ma come è possibile che la tecnologia non sia operativa in gare internazionali così importanti? Banalmente, perché è il regolamento stesso a prevederlo. L’articolo 9 del regolamento sull'utilizzo delle tecnologie nel mondo del calcio ("Football Technologies") prevede che sia a discrezione della FIFA e delle Confederazioni se adottarle o meno in un torneo. Non essendo possibile creare disomogeneità tra diverse partite dello stesso girone, il fatto che alle qualificazioni mondiali partecipino anche nazionali provenienti da Paesi meno sviluppati e più “indietro” anche a livello infrastrutturale – e quindi incapaci di installare Glt e Var nei propri stadi – ha fatto optare per la soluzione “offline”. Un altro limite, conseguenza diretta di questo, è che non tutti gli arbitri mandati in giro per il mondo a dirigere durante questa sosta per le nazionali hanno dimestichezza con il monitor, perché questo in alcune leghe – appunto – non viene utilizzato.
Niente Var e Glt: come risolvere il problema
L’arbitro di Serbia-Portogallo, l’olandese Danny Makkelie, si è scusato col ct lusitano Fernando Santos per l’errore subito dopo la gara. Ma chi dovrebbe scusarsi veramente è chi ha permesso al calcio internazionale di tornare indietro di cinque anni. Le soluzioni all’orizzonte sembrano essere due: o Fifa e Uefa si fanno carico delle spese per supportare i Paesi più in difficoltà nell’affrontare la rivoluzione tecnologica, oppure chi non è in grado di adeguarsi si sposta in stadi più attrezzati, anche fuori dai propri confini, per le partite da giocare in casa. Avviene con gli standard di capienza e sicurezza, che ad esempio hanno portato l’Atalanta a dover giocare in Champions League a San Siro invece che a Bergamo, perché non dovrebbe avvenire quando in campo non si riesce a stabilire con certezza se un gol c’è stato oppure no?