Il Girona non è un miracolo, ma un modo nuovo di cucinare i soliti ingredienti
I tifosi del Girona sono sempre stati pochi, come quelli di qualsiasi altra squadra piccola che oltretutto ha la difficoltà di avere una società monstre come il Barcellona praticamente sotto casa. Sono pochi, fieri e appassionati e per questo motivo hanno sentito dentro tutto il dolore di fallire la Primera División all’ultima giornata della stagione 2014-2015 per colpa di un pareggio arrivato negli ultimi secondi della partita finale contro il Lugo. Quel gol per tanti tifosi era la dimostrazione definitiva che una squadra abituata alle serie minori era “obbligata” a restarci.
Passano solo due anni e il 23 agosto 2017 cambia tutto. Il 44,3% delle azioni del club vanno in mano al City Football Group, che oggi gestisce tra le altre squadre anche il Palermo, il Montevideo City Torque, il Bahia e ovviamente il Manchester City, mentre un altro 44,3% viene acquisito da Pere Guardiola, fratello di Josep che allena proprio il City in Inghilterra. Uno strano incastro, che per tanti serviva solo a dotare di un allevamento di calciatori in Spagna la grande-madre inglese. Il Girona invece inizia a giocare bene, a costruire squadre di livello sempre più alto e nella stagione 2021-2022, grazie a un gol in più rispetto al Real Oviedo, va ai playoff per salire in Primera e, battendo Eibar e Tenerife, ci riesce. Un gol aveva tolto, dopo sette anni un gol dà, questo è il calcio.
In Liga le cose vanno bene, lo scorso anno il Girona si classifica al decimo posto e vende alcuni dei suoi calciatori migliori, come Taty Castellanos alla Lazio. Questa stagione era iniziata come le altre, ovvero con un budget molto basso, 59 milioni di euro (City Football Group non vuol dire avere le briglie sciolte) e alcuni acquisti mirati in grado di dare soprattutto esperienza alla rosa. Il tutto poi da infiocchettare con un paio di prestiti dalle altre squadre del gruppo per farli crescere e magari servirsene in altri contesti. Doveva essere una stagione normale, invece…
Fino a qui abbiamo parlato di sistemi e strutture, ma poi ci sono gli uomini che fanno muovere queste strutture e in questo caso l’incastro fra gli uomini presenti nel Girona sta facendo il miracolo. A prendere le decisioni sono il presidente Delfí Geli e Pere Guardiola, un ex calciatore e un manager che hanno idee nuove per quel che riguarda la conduzione di un’azienda di calcio.
In panchina Miguel Ángel Sánchez Muñoz. meglio conosciuto come Michel, cresciuto e pasciuto in una squadra, il Rayo Vallecano, che allo stesso modo del Girona cerca di sopravvivere vicino a una squadra mitica, il Real Madrid, senza dimenticare l’Atletico e che a sua volta vuole giocare con nuove idee.
La trasmissione di nuove idee e scelte coraggiose arriva così alla squadra, in cui ogni componente cerca di andare oltre quello che è stata la sua carriera fino a questo punto e alle aspettative degli addetti ai lavori. Daley Blind sa cosa vuol dire questo, venendo dall’Ajax, e fa giocare la difesa altissima, avendo però bene a mente quando rinculare e proteggersi. Accanto a lui David Lopez, visto a Napoli e in quasi tutte le partite criticato per la sua lentezza. A destra Eric Garcia, calciatore adorato da Guardiola, nel senso di Pep, che però non ha reso con City e Barcellona e ora gioca con saggezza nel Girona.
Una difesa tutt’altro che granitica ma capace prima di tutto di guardare e conoscere il gioco d’offesa. La maggior parte delle squadre anche di alto livello hanno solo un difensore di questo tipo, il Girona ne ha tre, quasi sempre titolari.
A sinistra forse il calciatore migliore in questa fase dell’anno, Miguel Gutiérrez, un esterno sinistro che sa fare tutto, soprattutto lavorare da anti-terzino alla Cancelo di qualche anno fa e aumentare così il numero di centrocampisti nell’impostazione del gioco.
Quel Cancelo citato giocava nel City di Guardiola, che nel frattempo è andato un passo più avanti lanciando una sorta di nuovo libero, facendo muovere il centrale di difesa verso il centrocampo e l’attacco, ma questo appunto serve per chiarire come nell’attuale Girona tante idee vengano rimasticate da quella sorgente.
Il regista è uno di quei calciatori che sembrano finiti quasi prima di iniziare la vera carriera. Aleix Garcia è un classe 1997 che sembrava già out dal grande calcio, mentre ora è capace di dare a questa squadra equilibrio e idee a getto continuo. La traiettoria più simile è quella di Eugenio Corini nel Chievo Verona di Del Neri, bel ricordo di quando era il nostro calcio a far nascere i Girona.
Il gioco di creazione e di rifinitura è nei piedi dei due esterni, il brasiliano Savio, associato a Vincius e Tsygankov, arrivato dalla Dinamo Kiev per 5 milioni di euro. Loro hanno il compito di fare disordine e ci riescono perfettamente. Possono farlo anche perché le due mezzali, Yangel Herrera e Ivan Martin, sanno fare tutto.
Il centravanti è l’ucraino Artem Dovbyk, un calciatore che riesce a tenere impegnata un’intera retroguardia, oltre a segnare con ottime medie. Insieme a questi poi, i calciatori che non ti aspetti, che in questa esperienza stanno dando molto di più di quello che gli si riconosceva: il portiere argentino Gazzaniga è stato accompagnato con larghi sorrisi all’uscita dai dirigenti del Tottenham, per non parlare di Cristhian Stuani, che i tifosi della Reggina ricordano ancora, mentre cercano di dimenticarlo.
Idee nuove, coraggio, calciatori non ancora ben sfruttati al meglio, ma come nasce il sogno Girona?
Per due anni consecutivi il ristorante “El Celler de Can Roca”, che si trova proprio a Girona, è stato eletto miglior ristorante al mondo. Questo attestato che sembra non avere nulla a che fare con il calcio, in qualche modo vi si lega.
Saper “cucinare” gli ingredienti che tutti maneggiano o hanno maneggiato nel calcio è importante come nella cucina. La parte manageriale e tecnica del Girona sta riuscendo a fare proprio questo, cucinare piatti di grandissima qualità, partendo da ingredienti semplici ma attraverso idee innovative. Tanti parlano del Girona come di un’ovvia escrescenza dei tanti soldi del City Group, senza capire che sono gli uomini oggi ai fornelli a mettere in tavola un menu i cui piatti nel mondo tutti vogliono assaggiare.