Il gesto disgustoso di Joachim Löw, lo ha fatto di nuovo: “Che schifo”
L'esperienza di Joachim Löw da commissario tecnico della Germania è finita con la sconfitta a Wembley contro l'Inghilterra. Dopo aver superato per il rotto della cuffia il ‘girone della morte', i tedeschi sono stati eliminati negli ottavi di finale dalle reti di Raheem Sterling e Harry Kane. Tornano a casa a margine di un'avventura agli Europei senza infamia e senza lode, con molte ombre e poche luci.
Il bilancio dell'ex ct è di 125 vittorie, 39 pareggi, 34 sconfitte, 473 gol fatti e 205 gol subiti in 198 partite giocate. Si chiude un'era, quella dell'allenatore che dal 2006 a oggi ha vinto un Mondiale (2014), una Confederations Cup (2017) ed è arrivato secondo nel 2008, arrendendosi alla Spagna nella finale di Euro 2008. Ma, al di là della bacheca dei trofei e di una seconda parte di carriera in nazionale poco esaltante, Joachim Löw deve la sua popolarità soprattutto ad alcuni atteggiamenti che non passano inosservati. Niente di grave, sia chiaro. Si tratta di vizi molto comuni, spesso ripetuti in maniera inconsapevole nella quotidianità. Ma disgustosi.
"Che schifo", è stato il commento unanime quando la regia ha inquadrato l'allenatore mentre metteva le mani nel naso e poi le portava alla bocca. Non è la prima volta che fa una cosa del genere. Anzi, riavvolgendo il nastro, la sequenza videoclip porta alla memoria situazioni ed episodi che hanno alimentato il tormentone social. "Gratta e sniffa" è la combo di verbi associata a Löw che nel 2016 venne pescato dalle telecamere mentre metteva una mano nei pantaloni della tuta, rovistava per qualche attimo e poi la odorava.
"Non è un torneo internazionale se non fa una cosa del genere", è il commento ironico che accomuna molte battute in Rete sul suo conto. Nella galleria delle cose che era meglio non fare ci sono anche strofinare le ascelle e poi annusare le dita. Il tecnico tedesco si giustificò dicendo che "è tutta colpa dell'adrenalina e della tensione". Insomma, era (ed è) un modo per scaricare la tensione. E ‘vendicarsi' (metaforicamente) degli avversari. Come? Stringendo loro la mano.