Il gesto di Mourinho a mano aperta, dietro quel “cinque” c’è un significato speciale
Gimme five, dammi il cinque! José Mourinho apre la mano, la agita in cielo ed esulta. È la sua riffa dei trofei conquistati in Europa. Ha giocato e vinto cinque finali, l'ultima della carriera è la Conference League conquistata con la Roma a Tirana battendo il Feyenoord alla sua maniera: coraggio, grinta, sofferenza e quel pizzico di benevolenza del fato che pure aiuta. Coppa Uefa e Champions League con il Porto, l'impresa titanica all'Inter culminata con la Coppa dalle grandi orecchie alzata in quel 2010 leggendario (da allora un club italiano non ha mai più sollevato un trofeo al di là delle Alpi fino a mercoledì sera) poi l'Europa League con il Manchester United. Dalle nostre parti ci era riuscito Giovanni Trapattoni, adesso c'è anche il manager portoghese.
I ferri del mestiere sono noti, lui ci aggiunge un tocco di magia che è anche malìa, trasformando un successo piccolo, piccolo (una coppetta, secondo le ciarle delle malelingue) in un evento straordinario, tale da riempire lo stadio Olimpico come non si era mai visto (come nel quarto di finale contro i "salmonari" del Bodo oppure il Leicester), ricompattare il popolo di tifosi intorno alla squadra, rinfocolare quella passione sportiva che s'era smorzata nel corso di anni grami e deludenti per i giallorossi.
Special One, The Only One, Mr Club… ovunque è stato lo hanno chiamato in molti modi. Nella Capitale è rimasto semplicemente se stesso: Mourinho ha preso in mano la Roma, ha rimesso assieme i cocci, ha trasmesso (e ricevuto) empatia mostrando che ci si può ancora sinceramente emozionare. "La Conference League è una competizione che abbiamo avuto la sensazione di poter vincere fin dall'inizio – ha ammesso in tv -. È stata una competizione che è divenuta più forte quando sono arrivate le squadre di Europa League come Leicester City, Olympique Marsiglia e Feyenoord".
Ma questo è solo un punto di partenza, lo chiarisce a margine dell'euforia che lo ha sommerso per il trionfo, lanciando un messaggio molto chiaro alla proprietà americana. "Voglio restare a Roma, non mi interessano le voci sul mio conto – ha aggiunto -. Voglio capire quali sono le intenzioni del club per la prossima stagione e definire le direzioni. Però non mi interessa qualsiasi cosa che uscirà. La coppa vinta con il Feyenoord resterà nella storia della Roma e nella mia. Ora vado in vacanza e me la godo".