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Il futuro dell’Inter è sempre meno cinese: nella casse mancano 55 milioni dall’Asia

L’Inter attende ancora pagamenti da parte degli sponsor internazionali, per lo più orientali: mancano introiti relativi all’esercizio 2018/19, ma anche nell’ultimo anno e mezzo la raccolta non è stata completata. Intanto Suning, pur confermando il proprio impegno, si muove a caccia di nuovi partner.
A cura di Benedetto Giardina
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La Cina è sempre meno vicina per l’Inter. Non solo perché le trattative per la cessione del club vanno avanti, ma anche perché mancano ancora oltre 50 milioni da raccogliere dagli sponsor internazionali, per lo più provenienti dal mercato asiatico, dove Suning ha cercato di far espandere il marchio nerazzurro. E se sul campo la squadra di Conte si gioca lo scudetto, fuori dal terreno di gioco si continua a trattare per trovare nuovi investitori. La stessa proprietà ha ammesso di aver avviato le ricerche per potenziali partner, pur confermando il proprio impegno nell’Inter.

Inter, attesi ancora 55 milioni dagli sponsor internazionali

L'ultimo semestre del 2020 ha visto mancare nelle casse dell'Inter una somma pari a 55,654 milioni di euro provenienti dai contratti di sponsorizzazione internazionale, ovvero dalle partnership siglate nel corso degli ultimi anni in Asia, a conferma di una situazione che si protrae ormai da marzo 2019, quando i primi sponsor asiatici hanno deciso di non portare avanti i loro accordi col club nerazzurro. In quel caso, l'Inter perse 22,1 milioni di euro, dovuti alla conclusione dei contratti con Fullshare Holding Limited e King Dawn Investments Limited (che hanno esercitato la clausola per risolvere l'intesa) oltre al mancato rinnovo dell'accordo con l'agenzia di marketing Beijing Yixinshijie nel mese di giugno. Primi segnali giunti quando ancora il mondo non era alle prese con la pandemia di Covid-19, ma chiaramente l'effetto Coronavirus ha influito sulle successive raccolte.

Tutto inizia nel 2019, per l'appunto. Al 31 dicembre 2020, l'Inter deve ancora recuperare 12,8 milioni di sponsorizzazioni internazionali contabilizzate nel bilancio chiuso al 30 giugno di quell'anno, ma la base di partenza era di 79,65 milioni non saldati alla chiusura del bilancio nel 2019. Nei tre mesi successivi, l'Inter ha incassato 20 milioni e nel giugno 2020 la rimanenza si è ridotta fino a 29,1 milioni di euro (solo per l'esercizio 2018/19). Nei tre mesi finali del 2020, la società milanese ha recuperato altri 16,3 milioni, riducendo ulteriormente la somma attesa dai partner internazionali, ma nel frattempo si sono aggiunti altri pagamenti in sospeso. Per l'esercizio chiuso al 30 giugno 2020, infatti, mancano ancora 25,976 milioni di euro. Per quello attualmente in corso, nei primi tre mesi sono "saltati" 8,8 milioni di pagamenti e, nel successivo trimestre, tale importo è salito a poco meno di 16,9 milioni di euro, che sommati ai quasi 26 milioni del 2020 e ai 12,8 milioni ancora mancanti dal 2019 fanno una cifra vicina ai 55,7 milioni.

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Inter, dagli sponsor mancano ancora incassi dal 2019

Eppure, la situazione in tal senso appare in netto miglioramento rispetto a quando i primi partner hanno interrotto i rapporti con l'Inter. Al 30 settembre 2019, il saldo rimasto in sospeso dagli sponsor internazionali si attestava a 88,156 milioni di euro e risentiva dei mancati introiti previsti per il bilancio relativo all'esercizio precedente. Se da un lato questa cifra si è andata assottigliando (pur non essendo ancora del tutto recuperata), dall'altro si andavano sommando quelle relative agli anni successivi. Alla fine del 2019, quando l'Inter aveva recuperato 20 milioni attesi dall'esercizio precedente, il saldo mancante degli sponsor internazionali per l'esercizio in corso arrivò a quota 17 milioni di euro, fino a chiudere il bilancio al 30 giugno 2020 con quasi 26,2 milioni ancora in attesa (mentre quelli del 2019 si erano ulteriormente ridotti di 30,5 milioni). Stessa situazione per l'anno fiscale in corso: mentre la voce "outstanding" relativa al 2019 continua a ridursi, quella sul 2020 rimane pressoché invariata (sono stati saldati solo 207 mila euro) e si aggiungono i pagamenti attesi nell'ultimo semestre.

Futuro dell'Inter, quali trattative sta portando avanti Suning

Una situazione che si inserisce in uno scenario chiaro già da tempo, con Suning pronta a cedere l’Inter, come ammesso dalla stessa proprietà nerazzurra. L’azienda cinese ha «confermato il proprio impegno» nel club nerazzurro, ma al tempo stesso «ha nominato advisor chiave in Asia – si legge nella semestrale di Inter Media & Communication – per lavorare con loro alla ricerca di partner adatti, sia con un’immissione di capitale o altro. I colloqui con potenziali partner strategici, a questo proposito, stanno andando avanti». D’altronde, Suning sta ormai disinvestendo nel calcio, come dimostra la decisione di dismettere la propria partecipazione nel Jiangsu, club della Chinese Football League e campione di Cina in carica. Un trionfo, il primo nel massimo torneo cinese, che non è bastato né per trovare acquirenti, né per salvare l’iscrizione della società. In piena pandemia, infatti, gli investimenti nel mondo del calcio sono passati in secondo piano per Suning, che ora cerca soluzioni anche per il futuro dell’Inter.

Gli aspiranti acquirenti non mancano. Si è parlato – e anche tanto – di Bc Partners, a cui poi è seguito l'interessamento degli svedesi di Eqt e degli americani di Arctos Sports Partners, fino al fondo sovrano emiratino Mubadala. L’ultimo nome della lista è quello del Public Investment Fund of Saudi Arabia, ovvero il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, che già in passato ha cercato di entrare nel mondo del calcio interessandosi agli inglesi del Newcastle. La Premier League, però, si oppose all’operazione, date le ombre presenti all’interno del fondo saudita: dalle violazioni dei diritti umani da parte della famiglia reale fino alla pirateria televisiva, col canale beoutQ supportato (stando alle accuse dell’emittente emiratina Bein Sports) proprio dall’Arabia Saudita. Questioni che hanno fatto saltare un affare da quasi 400 milioni, dato che gli eventuali acquirenti non avrebbero superato il “fit and proper test”, l’esame sull’onorabilità previsto per gli azionisti dei club della massima serie inglese. In Italia, esiste qualcosa di simile, ma con criteri decisamente meno stringenti. E per l’Inter si potrebbe aprire una nuova frontiera.

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