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Il figlio di Scirea racconta la notizia della morte: “Anch’io mi misi davanti alla televisione”

Riccardo Scirea, figlio di Gaetano, ricorda cosa accadde la sera della morte dell’ex calciatore di Juventus e Italia: squillò il telefono, poi tutti davanti alla TV.
A cura di Paolo Fiorenza
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"Scusate, dobbiamo interrompere la selezione delle partite di Serie A, che verrà comunque ripresa tra poco, per una ragione veramente tremenda: è morto Gaetano Scirea, in un incidente stradale avvenuto in Polonia, dove si era recato per seguire la squadra che sarà prossima avversaria della sua Juventus nella coppa": con queste parole asciutte e scandite in maniera pulita – come pulito era Gaetano in campo e fuori – Sandro Ciotti interruppe in maniera drammatica la Domenica Sportiva la sera del 3 settembre 1989.

Riccardo Scirea, figlio di Gaetano, racconta come apprese della morte del padre

Scirea moriva tragicamente lontano dall'Italia a soli 36 anni, lavorando per la Juve come aveva fatto fedelmente per tutta la sua vita, dopo gli inizi da giovanissimo all'Atalanta. La notizia entrò nelle case degli italiani così, dalla televisione, come un pugno nello stomaco, in un'epoca in cui i social erano lontanissimi. E anche il figlio del campione del mondo di España 82, Riccardo, era tra quelli in quel momento davanti alla TV, dopo che qualche minuto prima – nella casa di Andora, in Liguria, dove era in vacanza con i nonni – era squillato il telefono: "Ci avvisarono così – racconta oggi – Anche io poi mi misi davanti alla televisione. Mamma era da Anna Zoff: si sarebbero visti tutti insieme a Torino, papà di rientro dalla Polonia con il volo in arrivo alle 21 e Dino con la squadra di ritorno da Verona dove la Juve aveva vinto 4-1".

Riccardo Scirea all'epoca aveva 12 anni: "All'inizio, e per un po' di tempo, era come se non ci volessi credere: un dolore così forte che lo rifiuti. Al punto da fare finta di nulla. Il mio cervello non elaborava la cosa. Poi io e mamma ci siamo fatti forza anche per rispondere alla tantissime manifestazioni d'affetto. E in seguito ho cercato di trasmettere l'esempio di papà ai miei figli".

Riccardo Scirea lavora come match analyst alla Juventus da quasi 20 anni
Riccardo Scirea lavora come match analyst alla Juventus da quasi 20 anni

La Juventus è anche la seconda famiglia di Riccardo, così com'era stato per suo padre: dal 2008 è apprezzato match analyst della squadra bianconera. Pur avendolo conosciuto non quanto avrebbe voluto ("me lo sarei voluto godere di più: se n'è andato quando io avevo l'età in cui un figlio gioca tanto con il papà"), il figlio di Scirea sa bene chi era suo padre e lo dice con amore e orgoglio alla ‘Gazzetta dello Sport': "Una persona normale che faceva un lavoro particolare e non si è mai messo su un piedistallo. Un capitano: sapeva come comportarsi. Un uomo che ha vissuto nella semplicità. Un calciatore che preferiva tirare la maglia piuttosto che fare un fallaccio. Ecco perché lo hanno sempre rispettato tutti".

Geatano Scirea con la maglia dell'Italia ai Mondiali spagnoli del 1982, vinti dalla squadra di Bearzot
Geatano Scirea con la maglia dell'Italia ai Mondiali spagnoli del 1982, vinti dalla squadra di Bearzot

E poiché la pensiamo come lui, chiudiamo con le parole che Sandro Ciotti disse poco dopo aver dato la terribile notizia, mentre in studio Marco Tardelli non riusciva a trattenere le lacrime e poi lasciava la trasmissione: "È inutile spendere parole su un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni su tutti i campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito e che soprattutto era un campione non soltanto di sport, ma soprattutto di civiltà". E poi ancora: "La correttezza è stata in Gaetano Scirea il connotato vincente". Una lezione di professione giornalistica, quella di Ciotti, che si staglia ancora di più nelle ore della morte di Papa Francesco, in cui non tutte le voci hanno avuto questa sobrietà a al tempo stesso questa forza icastica che riecheggia a decenni di distanza.

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