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Guerra in Ucraina

Il dramma di Kovalenko, la famiglia è nell’inferno di Kherson: “I russi sparano anche ai bambini”

In Serie A, nello Spezia, gioca Vitkor Kovalenko: 26 anni, centrocampista ucraino, originario di Kherson, un angolo d’inferno sull’estuario del Dnepr. I suoi affetti più cari sono lì: “In ogni momento può arrivare qualche brutta notizia”.
A cura di Maurizio De Santis
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Vitkor Kovalenko dello Spezia indossa la t-shirt "stop war" contro la guerra nel suo Paese, l'Ucraina.
Vitkor Kovalenko dello Spezia indossa la t-shirt "stop war" contro la guerra nel suo Paese, l'Ucraina.
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Le immagini che sono rimbalzate in tutto al mondo da Bucha sono terribili. È la verità della guerra, la verità che fa schifo. È un cazzotto nello stomaco, ti fa sputare anche l'anima. I corpi dei civili ammazzati dall'esercito russo, che si è ritirato da quella zona del Paese riconquistata dall'esercito ucraino, giacevano sulla carreggiata, altri ancora sono stati ritrovati in fosse comuni, avvolti e seppelliti in buste nere di plastica. I video e le foto hanno alimentato sdegno nella comunità internazionale e la preoccupazione di chi, al sicuro in Italia, non è riuscito (ancora) a dare un aiuto alla famiglia per mettere in salvo gli affetti più cari.

In Serie A, nello Spezia, gioca Vitkor Kovalenko: 26 anni, centrocampista, è originario di Kherson. È un angolo d'inferno sull'estuario del Dnepr: una località ritenuta strategica e occupata un mese fa dagli invasori per l'attraversamento del fiume e i rifornimenti dalla Crimea. Vige un coprifuoco serrato, mettere il muso fuori dalla porta è pericoloso. Se provi a fuggire, rischi di essere ammazzato dai russi. Se resti, allora devi augurarti che la buona stella non ti abbia abbandonato. Se manifesti per la pace e la libertà – come accaduto qualche settimana fa –  rischi di prenderti un pallottola addosso: i russi non ebbero remore a fare fuoco per intimidire la folla e disperderla. Per tutto il resto, puoi solo raccomandarti a Dio.

Kovalenko trascorre notte insonni, tra incubi a occhi aperti e quel senso di angoscia martellante che ti toglie anche il respiro. È adrenalina tossica. "Sono molto preoccupato – ha spiegato nell'intervista alla Gazzetta dello Sport -. Per riuscire a dormire almeno qualche ora sto seguendo i consigli del nostro medico sociale che mi ha suggerito qualche prodotto da usare. In ogni momento può arrivare qualche brutta notizia".

Uno squillo, un messaggio e il cuore ha uno sbalzo. Il calciatore sa bene che può accadere di tutto in quel pandemonio dove non è risparmiata nemmeno la vita di bambini inermi, uccisi a sangue freddo. La sua famiglia è lì e non ha via d'uscita. "È impossibile riuscire a portarla via, troppo pericoloso. In quella zona, se vedono passare una macchina, i russi sparano. Che siano civili, donne o bambini… non importa, fanno fuoco". È come trovarsi in un girone del budello dantesco, riveder le stelle è un sogno che nessuno può permettersi. "Se abbandoni la tua casa, non ritroverai nulla – ha aggiunto Kovalenko -. I russi entrano e razziano tutto. Puoi solo provare a difenderti. Mio padre ha un fucile. Spero che non debba mai usarlo".

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