Il dramma di Hakan Sukur: “La mia situazione è difficilissima, mi hanno tolto ogni cosa”
La vita di Hakan Sukur è cambiata dal giorno alla notte, dalla gloria all'umiliazione, dall'avere tutto e niente, quando l'ex attaccante di Torino, Inter e Parma – ma soprattutto leggenda in patria dove ha fatto la storia della Nazionale e del Galatasaray, con cui ha vinto 8 titoli nazionali ed una Coppa UEFA – ha preso posizione contro il presidente del Paese Erdogan. Da parlamentare della Turchia e idolo di un popolo, Hakan si è ritrovato in amen ad essere un fuorilegge costretto ad espatriare, visto che su di lui pende un ordine di arresto con l'accusa di essere un golpista.
A 50 anni l'ex bomber turco si è dunque trasferito negli Stati Uniti, da dove già l'anno scorso aveva denunciato la sua condizione drammaticamente cambiata, da ricchissima stella ad autista Uber. Una condizione che non è cambiata negli ultimi mesi, come racconta lo stesso Hakan Sukur in un'intervista a Sportweek: "La mia situazione è difficilissima. Mi hanno tolto ogni cosa, la patria, il lavoro, quasi tutto ciò che ho guadagnato onestamente e che ho sempre investito in Turchia: sarebbe sacro, ma non è più mio. Erdogan mi aveva chiesto di far parte del suo partito perché così avrebbe avuto più voti e poi, solo perché non condividevo le sue idee e la piega del governo, mi ha trasformato in nemico pubblico".
Hakan esattemente 20 anni fa vestiva la maglia dell'Inter dividendo lo spogliatoio con Ronaldo il Fenomeno, oggi se la passa davvero male: "Il mio patrimonio è stato confiscato, i miei familiari perseguitati e discriminati, mio padre arrestato. Adesso difendere i diritti umani è diventato un dovere morale, a prescindere dalla nazionalità e dalla religione delle persone coinvolte. Purtroppo chi in Turchia ha alzato la voce per la democrazia come me, ne paga le conseguenze. Per molti calciatori turchi che giocano all'estero è semplicemente meglio non schierarsi. Io stesso sono un monito per loro: se si alza la voce o la testa, si fa la mia stessa fine. Se qualcuno prendesse posizione, anche solo parlando di me, non potrebbe un domani tornare a giocare in Turchia perché tutto, dai club alla Federazione, è controllato dal regime".
Hakan Sukur approfitta dell'opportunità concessagli dal settimanale della Gazzetta per lanciare un appello: "Se qualche coraggioso volesse darmi una chance per ripartire nel mio ambiente, quello del calcio, sarei felice. Ancora di più se fosse in Italia". Parole di speranza, nelle stesse ore in cui il nostro Premier Draghi riceve sorridente Erdogan nell'ambito del G20 a Roma.