Il discorso di Diego Maradona Jr: “Dimenticate il mio cognome, ho lasciato i miei figli a 5 ore da qui”
Diego Maradona junior è volato in Spagna, ha accettato l'incarico di allenatore dell'Unión Deportiva Ibarra. La squadra gioca nella Tercera Federación, è la quinta categoria del campionato iberico di calcio. La sua avventura in panchina riparte da Arona, nel sud di Tenerife.
La prima cosa che ha detto ai calciatori è stata una frase che ha fatto molto effetto: "Dimenticate il mio cognome, non conta niente". Che non significa affatto gettare discredito sul padre, ex Pibe de Oro: è solo la più semplice delle raccomandazioni da parte di un tecnico che chiede di essere ascoltato e valutato per quello che dà (e darà) lui come persona e professionista. Tutto a prescindere da quell'identità che pesa sulle spalle per l'inevitabile pressione mediatica che porta con sé.
Un dettaglio lo conferma: il clamore, l'attesa e la sorpresa raccolti da El Chiringuito intorno alla figura di Diego jr che ha il compito di risollevare le sorti della formazione 14ª nel proprio girone. Serve una svolta, la vuol dare e vuole essere ascoltato con fiducia perché è il ‘mister' e non perché ‘figlio di D1os'. "So che non è facile togliere dalla testa che sono il figlio di Maradona ma fatelo. Voglio che la gente abbia stima di me per quello che sono".
Tracciata una linea spartiacque, il neo tecnico spiega bene da quali motivazioni personali è animato. "Sono qui per vincere", non è una delle espressioni di prammatica che sono utilizzate in situazioni del genere. È ovvio che voglia farlo… No, Diego junior ha chiarito che c'è dell'altro che lo ha spinto (e lo motiva).
"Devo vincere, perché non ho lasciato i miei figli a casa, a cinque ore di aereo per continuare a perdere partite". Messaggio semplice, semplice. Forte, chiaro e diretto. Un modo alternativo e d'impatto indiretto per dire ai calciatori che va cambia registro e subito.
Il viaggio di Maradona junior in Spagna porta con sé una domanda spontanea: come mai ha accettato un incarico così lontano da casa? Ne ha parlato nell'intervista concessa al giornalista della trasmissione che s'è recato al campo di gioco e di allenamento. "È un esperienza di cui aveva bisogno", ha aggiunto non prima di aver ringraziato le persone per l'accoglienza ricevuta ("sono stato ricoperto d'affetto").
Inevitabile una domanda sul rapporto con il padre e cosa abbia significato (e significhi) averne uno come l'ex campione mondiale di calcio. "Ogni bambino vede nei suoi genitori un punto di riferimento così importante da reputarli supereroi. E anche per me è stato così: era il migliore al mondo. Io, però, sono un essere umano. Mio padre, invece, veniva da un altro pianeta".