Il direttore dell’ospedale: “Per costringere Gigi Riva all’operazione dovevamo interdirlo”
Oggi pomeriggio si svolgeranno a Cagliari i funerali di Gigi Riva, morto lunedì scorso per arresto cardiaco dopo che nella notte precedente era stato ricoverato per una sindrome coronarica. "Alle ore 17:50 ha presentato un arresto cardiaco. Nonostante le manovre rianimatorie e un tentativo di angioplastica coronarica, il paziente non ha mai ripreso un'attività cardiaca efficace", è stato l'asciutto bollettino diffuso al riguardo dall'azienda ospedaliera Giuseppe Brotzu. In molti si sono chiesti se sarebbe stato possibile salvare la leggenda del calcio italiano, sottoponendolo all'operazione prospettatagli anche contro la sua volontà. A questa domanda ha risposto una volta per tutte Raimondo Pinna, direttore sanitario dell'Arnas Brotzu.
Prima di tutto, il dirigente medico ha voluto fare chiarezza per la prima volta sul quadro clinico pregresso di Rombo di Tuono, morto a 79 anni: "Gigi Riva era già un paziente affetto da una gravissima malattia che si chiama vasculopatia pluridistrettuale: era un forte fumatore, le sue arterie erano compromesse non solo a livello cardiaco, ma generale".
Poi Pinna ha risposto in via definitiva a chi ancora chiede se sia stato fatto tutto il possibile per sottoporre l'ex attaccante della Nazionale all'intervento di angioplastica per il quale aveva negato l'autorizzazione dopo che lunedì mattina era stata eseguita la coronografia e un pool di specialisti gli aveva prospettato la necessità di operarsi per salvarsi la vita: "Perché non si poteva imporre? Perché il paziente non era in pericolo di vita, il suo consenso era indispensabile. Per costringerlo avremmo dovuto interdirlo, e non era questo il caso, visto che Gigi Riva era vigile, cosciente, spiritoso".
"Mi aveva detto che voleva temporeggiare, perché desiderava sentire i suoi cari. E il figlio e la compagna stavano facendo un'opera di convincimento – ha continuato Pinna al Corriere della Sera, raccontando poi i concitati momenti dopo che il cuore del bomber si era fermato – Noi, dopo l'arresto cardiaco, abbiamo provato a fare quello che si poteva fare, oltre a tutte le manovre di rianimazione cardiopolmonare. In sala operatoria l'emodinamista ha fatto un tentativo per eseguire l'angioplastica, ma il cuore non è mai ripartito. Se avesse deciso di fare prima l'intervento, i rischi sarebbero stati comunque alti. Non possiamo sapere come sarebbe andata".