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Il destino di Dani Alves appare già segnato, lo sfogo è durissimo: “Per lui non c’è giustizia”

Non c’è alternativa al carcere per Dani Alves in attesa del processo che avverrà non prima del prossimo autunno. Una condizione considerata inaccettabile da parte della difesa dell’ex giocatore brasiliano.
A cura di Alessio Pediglieri
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Continua la linea dura della giustizia spagnola nei confronti di Dani Alves rinchiuso nel carcere di Brians a Barcellona da inizio anno. L'ex giocatore ha richiesto più volte di poter proseguire lo stato detentivo agli arresti domiciliari in attesa del processo che avverrà il prossimo autunno ma ancora una volta il tribunale gli ha negato la possibilità di uscire: ci sono "indizi seri" a suo carico e non c'è possibilità alternativa al carcere. Così è arrivata la durissima replica.

La difesa del giocatore brasiliano, Daniel Alves, aveva tentato di ottenere la sua scarcerazione una prima volta: dopo il no del tribunale, si è ricorso in appello con la medesima richiesta ma è arrivato il nuovo – e definitivo – il rifiuto del giudice, incaricato di svolgere le indagini sul presunto stupro di una ragazza,  confermato lunedì 12 giugno. La detenzione del calciatore brasiliano è stata così confermata dalla Corte d'Appello di Barcellona, in attesa del processo che verrà istituito dopo l'estate. Dani Alves dovrà rispondere delle infamanti accuse di stupro nei confronti di una giovane di 23 anni nei bagni di una discoteca di Barcellona a fine dicembre. Motivo per cui in via precauzionale è rinchiuso dal 20 gennaio nel complesso carcerario di Brians, situato a una quarantina di chilometri dalla città catalana.

La difesa di Daniel Alves aveva richiesto una prima volta la scarcerazione, accettando anche l'eventualità del ritiro dei documenti per evitare eventuali espatri e l'utilizzo del braccialetto elettronico e l'obbligo di firma. Ma il tribunale ha sempre respinto ogni alternativa al carcere. L'avvocato difensore, Cristobal Martell ne ha poi richiesto il rilascio in appello ma la risposta è stata perentoria: "Non c'è giustizia alcuna,  ancora una volta gli hanno sbattuto la porta in faccia", ha fatto sapere agli organi di stampa spagnoli.

Il tribunale inquirente del 15° distretto di Barcellona ha confermato la linea di condotta assunta sin dall'inizio e che evidenzia un "elevato rischio di fuga" del calciatore "legato pena che gli può essere inflitta in questo caso", senza dimenticare i "gravi indizi" che lo incriminano. Per il tribunale, nelle motivazioni ultime nella respinta dell'appello, sono stati sottolineati ancora una volta i mezzi "enormi e le risorse finanziarie che potrebbero consentirgli di lasciare la Spagna in qualsiasi momento". Dunque per il giudice non è cambiato nulla: "il rischio di fuga permane, non esiste alcuna misura cautelare per neutralizzare tale rischio con sufficienti garanzie".

Gli avvocati del brasiliano nella loro memoria difensiva hanno anche sottolineato un "progetto di vita" in Spagna da parte di Alves, che il tribunale ha però respinto perché l'accusato risulta inattendibile avendo cambiato versione dei fatti per ben tre volte, ammettendo di aver inizialmente mentito per paura e interesse. Tutti motivi che hanno portato alla decisione che più non cambierà: Dani Alves resterà in prigione finché non vi sarà il processo che dirà se è colpevole di stupro oppure no.

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