Il capo della comunicazione FIFA fa coming out in piena conferenza: “Sono in Qatar e sono gay”
"Sono gay e sono qui in Qatar". Bryan Swanson è il responsabile delle relazioni coi media della Fifa e il suo coming out è un messaggio molto potente per il momento, il luogo, la tempistica della rivelazione che propone al mondo intero. Ha scelto di dichiararsi in quello stesso Paese che, per bocca dell'ambasciatore, Khalid Salman, considera l'omosessualità "una malattia mentale".
Lo ha fatto per dimostrare che nel Paese arabo non c'è alcun pericolo per chi ha un orientamento sessuale diverso dalla morale religiosa codificata nelle leggi. Lo ha fatto a margine di giorni difficili per la Fifa, a margine della conferenza stampa durante la quale il presidente, Gianni Infantino, aveva tuonato contro l'ipocrisia di certe polemiche sollevate sulla questione dei diritti civili e umani, dei lavoratori migranti.
Aveva puntato l'indice contro il relativismo morale di quelle società per le quali "pecunia non olet", i soldi non puzzano, e hanno fatto affari con lo Stato del Golfo Persico noncuranti di quelle stesse questioni politiche divenute pietra dello scandalo di questa edizione dei Mondiali. "Mi sento gay, arabo, africano, lavoratore migrante, disabile", le parole a effetto pronunciate dal numero uno della Federazione, con tanto di aneddoto personale su cosa significa sentirsi discriminati "per il colore dei capelli rossi e delle lentiggini… perché era italiano".
Mancava solo il colpo di scena finale. Lo ha regalato il capo della comunicazione quando s'è inserito a corredo dell'intervento di Infantino. Gli ha preso per qualche attimo la luce dei riflettori. Ne ha raccolto lo sfogo e lo ha fatto proprio, restituendo di rimando anche la propria esperienza per sgombrare il campo da qualsiasi timore sull'incolumità delle persone LGBTQIA+ che intendono partecipare agli eventi della Coppa del Mondo.
"I gay non sarebbero un buon esempio per i bambini – aveva aggiunto Salman – perché imparerebbero qualcosa di sconveniente". Swanson ha deciso di parlare di sé per difendere il presidente dalle critiche e per spiegare che, nonostante quelle affermazioni e la consapevolezza di trovarsi in un Paese che ha rigidi confini culturali, "Ho pensato a lungo se era il caso di parlarne adesso. Ebbene sono qui in una posizione privilegiata, di fronte a tutto il mondo, come uomo gay".
Il concetto è chiaro: non c'è alcun pericolo, crede alle rassicurazioni delle autorità di Doha sull'accoglienza che sarà riservata a tutti i visitatori indistintamente. "La Fifa è un'organizzazione inclusiva – ha aggiunto -. Ho diversi colleghi gay. Sono pienamente consapevole del dibattito in corso e rispetto il diritto di chi la pensa diversamente. Ma so anche per cosa stiamo combattendo".