Il calvario infinito di Zlatan Ibrahimovic, costretto a fermarsi ancora per un infortunio
Quattro presenze, 144 minuti giocati. Basta questo dato per fotografare il calvario della stagione di Zlatan Ibrahimovic. E non è finita, l'ultimo report medico dopo l'ennesimo infortunio muscolare cala come una sentenza sulle speranze da parte dell'attaccante di ritagliarsi scampoli di gioco in questo finale di campionato.
Nulla da fare, per lo svedese la lesione del gemello mediale del polpaccio di destro di fatto mette la parola fine su questa edizione della Serie A. Come s'è fatto male? Nella maniera più beffarda possibile: durante la fase di riscaldamento in occasione della sfida con il Lecce. Poteva entrare per qualche minuto, ha dovuto dare forfait ancora una volta.
L'ultima volta che Ibra è stato in campo risale al 18 marzo scorso, quando il Milan venne sconfitto (3-1) a Udine. Disputò gran parte del match poi si fermò di nuovo. In precedenza s'era visto per una mezzora contro Fiorentina e Salernitana, un quarto d'ora circa con l'Atalanta. Ma tant'è, il fisico risente degli acciacchi che nel corso degli ultimi anni lo hanno tormentato.
Cremonese, Lazio, Sampdoria, Juventus e Verona sono le cinque gare che restano in calendario. Difficile dire quali sono i tempi di recupero e se ce la farà almeno per la passerella finale con gli scaligeri. La realtà è che problemi muscolari di quel tipo possono essere molto fastidiosi, delicati da superare.
Il gol segnato contro l'Udinese ha regalato a Ibra una piccola soddisfazione: diventare il calciatore più ‘vecchio' in Serie A a realizzare una rete. Ha scalzato dal podio un altro ex milanista, Costacurta. Per Zlatan un primato del genere è come sorbire un brodino, lui è abituato a competere ad alti livelli. Anzi, ritiene ancora di poterlo fare e la Champions potrebbe consegnargli quella standing ovation degna di un campione del suo calibro.
"Non ho intenzione di mollare", ha ripetuto anche di recente il campione rossonero che – per quanto abbia un animo indistruttibile – deve pagare dazio all'incedere del tempo e al logoramento del suo fisico. L'adrenalina che gli sale dentro quando annusa la sfida lo esalta, tutto il resto è noia.