Il calcio “malato” di Igor Tudor: “Cristiano Ronaldo non lo farebbe mai”
Malato sta per ossessivo. Malato sta per lavaggio del cervello. Malato sta per una disciplina degli allenamenti tale da rispolverare l'addestramento di "Gunny" alla sua truppa di marines. Improvvisare (ovvero capacità di reazione immediata alle sollecitazioni), adattarsi e raggiungere l'obiettivo: una scuola di sopravvivenza più che una lavagna tattica, un approccio fisico e mentale che ha messo in difficoltà anche il Napoli al "Maradona". Un'identità per uomini forti: Igor Tudor l'ha data al suo Verona e se Ivan Juric aveva creato i presupposti tattici lui ha aggiunto quel pizzico di cattiveria agonistica che occorre quando hai di fronte a te un avversario superiore ma lo guardi negli occhi e ti scagli addosso senza lasciargli fiato.
Un martellamento senza tregua, costi quel che costi. Una strategia e un carattere che definire oggi provinciale stride coi tempi che corrono, all'atteggiamento che anche altre formazioni applicano in Serie A, e comporta grandi sacrifici a livello emotivo e di energie da profondere. È il caso dell'Empoli di Aurelio Andreazzoli, del Venezia di Paolo Zanetti, della Fiorentina – e già prima allo Spezia – di Vincenzo Italiano. È il caso dell'Hellas che s'è trasformata da quando ha cambiato guida in panchina con l'esonero di Eusebio Di Francesco e adesso è un brutto cliente per tutti: ha battuto la Roma (3-2), fatto tremare il Milan a San Siro (ko per 3-2 in rimonta subito su rigore e per un'autorete), schiantato la Lazio (4-1) e la Juventus (2-1), imposto il pareggio al Napoli (1-1).
Tudor è reduce dall'esperienza a Torino come vice di Andrea Pirlo (rapporto che s'è sfilacciato in una stagione difficile), ha toccato con mano le asperità e le criticità di una rosa che annaspa a metà classifica dopo anni di dominio assoluto in Italia. Allora si sentì tradito, oggi si sta riprendendo tutto con gli interessi. "Il nostro modo di fare allenamenti è difficile da proporre in una grande squadra, ma si potrebbe fare una via di mezzo – le parole di Tudor a DAZN – magari attaccando e facendolo più a zona. Questa è una cosa un po' malata ma in senso buono… di certo non lo puoi proporre a uno come Cristiano Ronaldo. In ogni caso credo non si debba rinunciare a niente in entrambe le fasi perché il calcio cambia e un allenatore deve evolversi".