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Opinioni

Il calcio italiano ha il virus in casa, ma ancora non ha spiegato cosa è successo

Il focolaio Genoa ha scosso il calcio italiano e messo in discussione l’efficacia del protocollo. Com’è stato possibile? La Figc non lo ha ancora chiarito. La bolla s’è rotta, la crisi è scoppiata dopo l’intervento dell’Asl campana e la mancata presentazione del Napoli a Torino. Il club di De Laurentiis è sotto i riflettori per il sospetto che non abbia applicato a dovere le regole. Fa discutere anche la gestione dei casi di Juventus e Inter.
A cura di Maurizio De Santis
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Sabato 26 settembre il portiere, Mattia Perin, ha un po' di febbre. Può significare nulla ma fa il tampone e risulta positivo con sintomi al coronavirus. Come da protocollo, per il calciatore scatta l'isolamento fiduciario mentre il gruppo squadra del Genoa viene sottoposto alla profilassi prevista dal regolamento. La partita con il Napoli è in programma per domenica 27 settembre alle 15 ma viene spostata alle 18 per consentire al club di effettuare il secondo screening, attendere i risultati e poi partire per la trasferta del San Paolo. Lasse Schöne resta a casa, l'esito degli esami ne mette in risalto una carica virale bassa ma ugualmente pericolosa. Il Grifone va in campo regolarmente, il giorno dopo il numero dei contagiati esplode e il club ligure si trasforma in un focolaio: sono 22 le persone costrette alla quarantena, di cui 17 calciatori che – al netto dell'ultimo tampone – risultano ancora tutti positivi.

Come è potuta accadere una cosa del genere? In gergo medico si è verificata ciò che viene definita l'esposizione puntuale (ne parla sulla Gazzetta il professor Giancarlo Icardi del Dipartimento d'igiene dell'ospedale San Martino di Genova). Qualcosa di molto simile è avvenuta nelle Rsa durante la fase più acuta della crisi pandemica. La bolla è rotta e il Covid-19 s'insinua nel Genoa. I test non rilevano immediatamente il virus. Nei primi tre giorni dopo l’esposizione, quando il singolo individuo (nella fattispecie, Perin) è ancora pre sintomatico, capita che il tampone sia negativo.

Pericolo passato? No, perché è possibile che il virus sia già presente nell’organismo ma tenuto a bada dall'azione degli anticorpi e la persona stessa sia falsamente negativa. Non sa di essere contagiata e crede di essere immune. Quando i rossoblù si sono accorti di cosa stesse accadendo era troppo tardi. La squadra s'era già infettata.

Cosa fanno Lega Serie A e Figc? A parte disquisire sul rinvio di Genoa-Torino per manifesta impossibilità dei rossoblù di sostenere lo sforzo e fissare il recupero (4 novembre), nulla. La falla nel protocollo è aperta, in via Allegri fanno orecchie da mercante. A distanza di due settimane da allora la Federazione non ha (ancora) aperto un'indagine conoscitiva – non persecutoria – per chiarire cosa è accaduto. Dinanzi a un cluster di quella portata che ha generato un focolaio allarmante non ci sono risposte né elementi di chiarezza, né un invito a meditare sull'opportunità che (forse) qualcosa va rivisto per garantire tutela della salute e sicurezza.

In via Rosellini, invece, provano a mettere una pezza: con una circolare che risale al 2 ottobre viene recepita ufficialmente la prescrizione della Uefa, ovvero per garantire lo svolgimento di una partita è necessario che un club abbia a disposizione 13 atleti (portiere compreso). Dov'è il vulnus? Nella nota c'è una frase che ribadisce un concetto essenziale (fa parte anche del pacchetto normativo licenziato a giugno scorso da Governo, Cts e Figc per la ripresa del calcio): a determinate condizioni, nel rispetto delle regole, si può giocare "fatti salvi eventuali provvedimenti delle autorità statali o locali".

Gli azzurri sono preoccupati, temono che l'epidemia possa aver fatto breccia a causa dei contatti con gli avversari. Zielinski, Elmas e un dirigente risultano positivi e vengono posti in isolamento. Per il Napoli e la Serie A è una settimana difficile che culminerà con la direttiva da parte dell'Asl di non lasciare la città, non mettersi in viaggio per Torino, non presentarsi all'Allianz Stadium. La polemica infuria: il presidente, Aurelio De Laurentiis, è nel mirino delle critiche. I vertici del calcio italiano incontrano il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e ribadiscono: il protocollo c'è e va rispettato. Chi sbaglia, paga. Il Giudice Sportivo rimanda il verdetto: non è una questione semplice semplice da dirimere infliggendo sconfitta a tavolino e punto di penalizzazione. Serve un supplemento di atti e rimanda tutto alla Procura federale. Da più parti vengono sollevati sospetti sul rispetto o meno del protocollo da parte del club campano.

La domanda ricorrente è: perché il Napoli non è rimasto chiuso nella bolla? Dove hanno svolto l'isolamento fiduciario i calciatori? È stata l'Asl ad autorizzare la quarantena soft a casa dei giocatori? Da Napoli obiettano che hanno nulla da temere e un provvedimento del genere ha impedito si alimentasse un altro cluster come avvenuto al Genoa. La Figc decide di accendere i riflettori sui partenopei: manda gli ispettori nel quartier generale a mettere sotto torchio medici e dirigenti, verificare l'osservanza delle prescrizioni da protocollo. Fa bene, se irregolarità sono state commesse è giusto che siano rilevate, sanzionate e corrette.

Qualcosa, però, non quadra. Se la gravità di quanto accaduto al Genoa non può essere trattata a mo' di ‘dieci piccoli indiani' (fino a quando ve ne restano 13 per giocare, fatelo e amen) ma viene superata con un'integrazione fatta al regolamento in corso d'opera, desta maggiori perplessità la posizione nei confronti di altre situazioni altrettanto discutibili, che presentano punti oscuri.

È il caso della Juventus e dell'Inter. La prima s'è ritrovata con 7 calciatori (di cui 5 partiti per rispondere alla convocazione delle rispettive nazionali) fuori dalla bolla: si sono allontanati senza il permesso dell'Asl e saranno segnalati alla Procura di Torino. Al riguardo, non si ha notizia di indagine aperta in Federazione. Quanto ai nerazzurri, dopo le positività acclarate di Bastoni e Skriniar, gli 8 calciatori rimasti ad Appiano Gentile hanno effettuato un nuovo giro di tamponi poi è scattato l’isolamento fiduciario a casa, con possibilità di spostarsi dall'abitazione al centro sportivo (attrezzato per ospitarli in sicurezza). La stessa cosa che ha fatto il Napoli (ora in clausura a Castel Volturno) sul quale, invece, indaga la Procura Figc. Cerca risposte, non ne dà all'unica domanda importante: cosa non ha funzionato e perché?

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Da venticinque anni nel mondo dell’informazione. Ho iniziato alla vecchia maniera, partendo da zero, in redazioni che erano palestre di vita e di professione. Sono professionista dal 2002. L’esperienza mi ha portato dalla carta stampata fino all’editoria online, e in particolare a Fanpage.it che è sempre stato molto più di un giornale e per il quale lavoro da novembre 2012. È una porta verso una nuova dimensione del racconto giornalistico e della comunicazione: l’ho aperta e ci sono entrato riqualificandomi. Perché nella vita non si smette mai di imparare. Lo sport è la mia area di riferimento dal punto di vista professionale.
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