Il calcio d’altri tempi di Mihajlovic: “Per la Coppa Campioni 1991 vinsi 5.000 euro di oggi”
"Nostalgia canaglia" recitava il celebre brano di Al Bano e Romina Power. È quello che avrà pensato Sinisa Mihajlovic ricordando gli anni trascorsi a Belgrado con la maglia della Stella Rossa. Ospite del Festival dello Sport a Trento, l'allenatore del Bologna ha sottolineato le grandi differenze tra il calcio di oggi e quello di allora raccontando un aneddoto sulla vittoria della Coppa dei Campioni del 1991: "Il premio per quel trofeo non superava i 5.000 euro di oggi". Basti pensare che oggi la squadra vincitrice della stessa competizione potrebbe arrivare ad incassare oltre 80 milioni, che aumenterebbero con i bonus dei vari sponsor e gli incassi al botteghino. Per dare l'idea i giocatori del Manchester City, qualora avessero vinto la scorsa edizione della Champions League, avrebbero incassato un bonus di un milione di sterline ciascuno…
La massima competizione europea organizzata dalla UEFA ha rivisto a rialzo il montepremi messo a disposizione delle 32 squadre partecipanti: da 1,95 a oltre 2 miliardi complessivi, distribuiti in percentuali già fissate e tenendo conto di diversi fattori. Solo le squadre che prendono parte ai gironi incasseranno oltre 15 milioni di euro a testa. Oggi vincere una partita di Champions League vuol dire incassare 2,8 milioni di euro, mentre sono 930.000 gli euro di bonus in caso di pareggio. Per non parlare di chi supera la fase a eliminazione diretta.
"Le mie scelte sportive non sono mai state dettate da ragioni economiche", ha tenuto a precisare Mihajlovic, che sa bene quanto ha dovuto soffrire per colpa della situazione geopolitica nel suo Paese. "Con la guerra non esistevano più i legami familiari: un mio cugino voleva buttare una bomba in casa, mentre mio padre stava guardando in tv la Stella Rossa di Belgrado. Si fermò solo perché in casa c'era anche suo fratello insieme a mio papà…". Il paragone con il calcio moderno è tornato d'attualità nel corso dell'intervista e il tecnico ha ricordato la sua esperienza da giocatore della Lazio: "Alla Lazio io e Fernando Couto, che è mezzo zingaro come me, andavamo avanti a minacce. Uno menava e l'altro litigava. Adesso ogni contatto è fallo, ogni fallo è ammonizione. In questo calcio avrei giocato la metà delle partite".