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Il Barcellona vince all 116° la finale infinita col Real Madrid: Koundé segna il gol della Coppa del Re

Tra blaugrana e blancos è successo di tutto in un match scandito da 5 gol, un rigore non concesso col Var al 96°, dalla rasoiata che ha deciso la finalissima e dall’accenno di rissa dopo il rosso a Rudiger.
A cura di Maurizio De Santis
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Il Barcellona vince 3-2 la finale di Coppa del Re contro il Real Madrid grazie a una rete dell'uomo che non ti aspetti, Koundé. Ci sono voluti quasi 120 minuti, 5 gol (l'ultimo arrivato al 115°) per decidere l'assegnazione del trofeo spagnolo. "Tenete il pallone, perché sono morti… non ce la fanno più", le ultime parole di Carlo Ancelotti alla squadra riunita intorno a lui al termine dei tempi regolamentari. Ha catechizzato così i giocatori, provati fisicamente e mentalmente dallo sforzo profuso soprattutto nella seconda parte della gara per pareggiare e ribaltare lo svantaggio iniziale. Tutto svanito per quel diagonale velenoso, scaturito da una palla gestita male dalle merengues.

Pedri, una magia di Mbappé, il guizzo di Tchouameni e la frustata di Torres (su giocata d'applausi di Yamal) gli autori delle reti che non sono bastate per chiudere la sfida, ancorata sul 2-2. Almeno fino a quella rasoiata letale: 3-2. È successo di tutto: quanto accaduto nel corso del match, in particolare per una serie di episodi controversi, è destinato ad alimentare discussioni accese. E poi c'è la quasi rissa scatenata dal rosso a Rudiger e dalla reazione rabbiosa dei giocatori. Finisce male, malissimo.

Ci vogliono spalle grosse e nervi d'acciaio per trovarsi al 96° minuto con in mano il cerino di un calcio di rigore che può essere decisivo per le sorti della finale. L'arbitro, De Burgos Bengoetxea, ha mostrato di avere le une e gli altri quando s'è recato dinanzi al monitor per la on-field-review e verificare se c'era stato o meno fallo di Asencio su Raphinha. Nonostante la bolgia dello stadio e le polemiche roventi dei giorni precedenti, le pressioni delle squadre e, più ancora, quella psicologica di trovarsi in una situazione delicatissima col peso di fare una scelta decisiva, il direttore di gara è riuscito a fare la cosa giusta su suggerimento del Var: quel penalty che aveva fischiato andava osservato con maggiore attenzione perché qualcosa gli era sfuggito.

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Cosa? Il tentativo del brasiliano di aggrapparsi anche a quell'episodio pur di spostare l'ago della bilancia del match di nuovo dalla parte dei catalani. In buona sostanza non c'è intervento scorretto, semmai è stato il blaugrana a cercare d'ingannarlo e s'è preso il "giallo" per simulazione. Ma è una versione che spacca il fronte degli opinionisti in Spagna tra chi ritiene che l'intervento da sanzionare c'è e chi, invece, punta l'indice contro la "furbizia" del sudamericano.

Il risultato e la prestazione del Barcellona in finale di Coppa del Re contro il Real Madrid sono un messaggio diretto all'Inter, prossima avversaria dei catalani in semifinale di Champions. La sintesi di quanto s'è visto è: se i blaugrana giocano come sanno e con un ritmo elevato, non ce n'è per nessuno. Nemmeno per una formazione forte come quella di Carlo Ancelotti. Ma quel che è accaduto nel secondo tempo lascia intendere che tutto è possibile e non c'è timore reverenziale che tenga. La ripresa – complice l'ingresso di Mbappé, Arda Guler e Modric – ha mostrato un volto differente dei catalani, letteralmente mandati a gambe all'aria dai blancos, destatisi dopo una prima frazione imbarazzante per l'interpretazione da provinciale che cerca sfogo in contropiede.

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Quanto accaduto nei primi 45 minuti è un segnale che arriva forte e chiaro ai nerazzurri: per cavarsela contro le giovani stelle di Flick servirà qualcosa in più che tenere l'elmetto attaccato alla testa e il coltello tra i denti. E soprattutto occorrerà una dedizione emotiva tale da sfiancare un avversario che ha sì calciatori in grado di far male sempre (e piazzare l'uno-due nel giro di pochi minuti) ma non è una corazzata indistruttibile. Anzi… a giudicare da come s'è ribaltata l'inerzia dell'incontro tutto può accadere nel doppio confronto. Certo, non c'era Lewandowski e il Real Madrid s'è potuto permettere il lusso di tenere Mbappé inizialmente in panchina ma quando s'accendono le sue stelle hanno lo stesso effetto di un lampo accecante.

Pressing alto, possesso palla prolungato ma non sterile, agonismo e intensità, difesa coraggiosa (per l'interpretazione) e le ripartenze velocissime hanno caratterizzato una buona parte dell'incontro del Barcellona poi lo scenario è cambiato. Tutto è possibile contro questo Barcellona, che sia Inter o Real Madrid. Puoi colpirli e fare male affondando i colpi. Ma non devi mai mollare.

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