Il Barcellona è sommerso dai debiti ma ha un piano per prendere Haaland
Joan Laporta vuole fare le cose in grande e non fa nulla per nasconderlo: il nuovo/vecchio presidente del Barcellona, tornato in sella dopo le ultime elezioni dello scorso 7 marzo, aveva impostato la sua campagna su due punti strettamente collegati tra loro: la permanenza di Leo Messi e la costruzione di una squadra capace di riportarsi al top del calcio spagnolo ed europeo.
Adesso appare chiaro un altro key point della strategia del nuovo board del club blaugrana: le mosse che dovrebbero portare al raggiungimento degli obiettivi promessi saranno pompate con un livello di mediaticità ostentatamente voluto. Emblematico in tal senso quanto successo stamattina con lo sbarco a Barcellona di Mino Raiola e di Alf Inge Haaland, padre della mostruosa macchina da goal norvegese. Il rilievo avuto in Spagna – e poi nel mondo – dall'atterraggio con volo privato all'aeroporto di El Prat dà il senso dei piani di Laporta, non solo calcistici: noi siamo il Barcellona, abbiamo il miglior giocatore al mondo e gli vogliamo mettere vicino il miglior centravanti al mondo. E che tutti sappiano che lo possiamo fare.
Già, perchè tutti sanno anche un'altra cosa: che il Barça ha sul groppone una situazione debitoria molto pesante, ben 1.173 milioni di euro, frutto della scellerata gestione Bartomeu. Ed allora come è possibile che – in pieno tempo di pandemia – un club così disastrato finanziariamente possa solo pensare ad un'operazione da 150 milioni (minimo) di cartellino da versare al Borussia Dortmund, oltre all'ingaggio da top player per Haaland ed alle ovvie commissioni extralusso per il procuratore italo-olandese?
La risposta arriva dal patrimonio, inteso come parco giocatori, del Barcellona. Pur in tempi di magra di risultati, la rosa a disposizione di Koeman resta comunque zeppa di gente di valore, non solo calcistico. I primi due nomi segnati in cima alla lista dei sacrificabili sono quelli di Antoine Griezmann e Philippe Coutinho, entrambi deludenti nella loro esperienza in Catalogna.
Il francese ha il secondo stipendio della rosa dopo Messi, con ben 34 milioni lordi, ed è stato pagato 120 milioni: due condizioni che rendono difficile piazzarlo, almeno senza lasciare sul tavolo qualcosa, ma è chiaro che la cessione del 30enne Griezmann, vittima fin dal suo arrivo a Barcellona della difficile convivenza tattica con Messi, è condizione necessaria per mettere le basi dell'affare Haaland.
E poi l'ex interista Coutinho, mai convincente nella sua doppia parentesi al Camp Nou, anche per i problemi fisici che quest'anno lo ha tenuto fermo ai box. Anche per il brasiliano, 29 anni a giugno, il prime time sembra bello che passato e cederlo è una delle missioni prioritarie degli uomini mercato catalani, che ugualmente dovranno fare i conti con la svalutazione di un giocatore che non più tardi di tre anni fa veniva pagato 120 milioni più 40 di bonus.
Se da Griezmann e Coutinho dovrebbero arrivare le risorse principali per approcciare l'operazione Haaland – non solo in termini di cessioni dei cartellini, ma anche di risparmi sugli onerosi ingaggi – in lista d'uscita dal Barça ci sono altri pezzi di valore, come Samuel Umtiti e Francisco Trincao, ques'ultimo arrivato appena l'estate scorsa per 31 milioni, ma non esattamente una prima scelta per Koeman.
A fronte dei nomi in uscita, altrettanto marcati in rosso sono quelli su cui invece si fonderà il Barcellona del futuro, assieme a Messi e auspicabilmente Haaland: Pedri, Ilaix Moriba, Ansu Fati. Giovani, talentuosi e – per adesso – con ingaggi sostenibili. Intanto l'ineffabile Raiola non concede trattative esclusive: dopo Barcellona, l'Haaland tour si è infatti spostato a Madrid. Altro giro, altra parrocchia cui bussare a denari.