Il bacio sul polso dell’allenatrice dell’Inghilterra campione d’Europa: c’è un dolore inestinguibile
Stavolta "it's coming home" per davvero, non c'è stata nessuna Italia che ha rovinato il sogno dell'Inghilterra di trionfare nei campionati Europei davanti al proprio pubblico. Le ‘Leonesse' inglesi domenica scorsa hanno battuto a Wembley la Germania per 2-1 – non senza polemiche, viste le proteste da parte tedesca per un rigore non concesso, con tanto di pesanti accuse all'italiano Valeri, addetto al VAR – facendo esplodere i quasi 90mila spettatori che riempivano lo stadio londinese.
Massima arterfice del successo inglese, il primo nella competizione continentale, è stata l'allenatrice Sarina Wiegman: la 52enne olandese, già vincitrice di un Europeo con la Nazionale orange, ha assunto la guida della squadra femminile dell'Inghilterra nel settembre 2021 e ci ha messo poco a portare a casa una coppa, entrando nel cuore dei tifosi che nelle ultime ore addirittura hanno chiesto sui social di far sedere lei e non Southgate sulla panchina Nazionale maschile in occasione dei Mondiali in Qatar di fine anno.
La richiesta è ovviamente irrealizzabile, lo è meno vedere la donna che ha posto fine ad un'attesa di 56 anni – dando all'Inghilterra il primo grande trofeo dalla vittoria della Coppa del Mondo del 1966 – su una panchina della Premier League. Le capacità manageriali della Wiegman non sono passate inosservate: ha contribuito a creare grandi spirito di squadra ed etica del lavoro, oltre a dimostrarsi tatticamente preparatissima e praticare uno stile di gioco spettacolare. "È in grado di allenare in Premier League al 100%. In qualche modo, a un certo punto, lo farà", è il parere dell'ex attaccante dell'Inghilterra Darren Bent.
Bravissima Sarina, ma anche umanissima, come ha dimostrato il commovente gesto compiuto domenica appena dopo il fischio finale, mentre tutto intorno a lei era un'esplosione di gioia irrefrenabile. Le telecamere in quel momento hanno ripreso la Wiegman nell'atto di baciare più volto il proprio polso. Su quel polso c'è un braccialetto che ha un valore speciale per lei, come ha poi spiegato quando le è stato chiesto cosa significasse quel gesto: il braccialetto era appartenuto a sua sorella, morta a giugno poco prima dell'inizio del torneo.
"Sarebbe stata qui, sarebbe stata davvero orgogliosa di me e anche io sarei stato orgogliosa di lei", ha detto Sarina con la voce spezzata dall'emozione, spiegando che durante il match aveva la percezione che la sorella fosse lì ad assistere alla partita. È un dolore inestinguibile: in quel braccialetto c'è un pezzo di cuore dell'allenatrice campionessa d'Europa.