Ibrahimovic scende per un attimo dal piedistallo, l’errore in carriera: “Fan…o! Saltò tutto”
"Quando dico che sono Dio pensi stia scherzando? Guarda che dico sul serio". Uno degli stralci dell'intervista del giornalista inglese, Pierce Morgan (quello che concesse a CR7 il microfono per scoperchiare il rapporto controverso con il Manchester United), a Zlatan Ibrahimovic dice tutto su quale possa essere stato il filo conduttore del dialogo.
Da un lato un ex giocatore che ha conservato intatto il proprio ego nonostante abbia appeso le scarpette al chiodo, dall'altro l'interlocutore che deve districarsi tra fasi a effetto, considerazioni emotive e quel sorriso beffardo dinanzi al quale un po' resti spiazzato. Non sai mai dove finisce il copione dell'uomo ‘che non deve chiedere mai', dello sportivo che ha vinto tutto a livello di club (eccezion fatta per la Champions che ha solo accarezzato) e inizia la realtà giù dal palcoscenico.
L'ex milanista interpreta il ruolo con assoluta naturalezza, non ha nemmeno bisogno che qualcuno scriva la storia per lui. È lui la storia. Sceglie le battute, ne detta i tempi e le mette al centro della scena. Morgan sa che Ibra può essere un brutto cliente, sono i rischi del mestiere. "Vuoi giocare con il fuoco? Sarò il tuo fuoco. Ma ti brucerai". E snocciola una serie di aneddoti, riflessioni personali che scolpiscono nella roccia il suo personaggio. Magari lo chiamano a fare il cattivo di James Bond. "Lo schiaccerei e poi io costo tanto…".
Con Guardiola, che lo accolse al Barcellona provando a ingabbiare il suo ego, furono subito scintille. Il tecnico gli disse: "Ricorda che qui i calciatori non arrivano agli allenamenti in Ferrari". Quale fu la replica? Tanto semplice quanto diretta e impudente: "E io ho portato la mia fottuta Ferrari".
C'è una cosa che che reputa un errore, fa parte del suo passato di giocatore che ha sempre scelto fidandosi dell'istinto. "Una cosa che ho sbagliato? Non andare all'Arsenal ma io non faccio provini… Sono il migliore, tutto il resto può andare a quel paese". Mino Raiola (ex agente) è stato l'unico che ha saputo toccarne le corde più intime: "Era tutto per me. Mi manca ancora, manca a tutti".
Le emozioni forti sono il pane quotidiano per Zlatan ma quando Morgan gli chiede a bruciapelo cosa ha provato ad aver rrealizzato tanti gol in carriera risponde secco: "Chi dice che segnare è meglio del sesso non sta bene… è meglio si faccia aiutare".
Scavando nel baule dei ricordi c'è un aspetto di Zlatan che pochi conoscevano, la narrazione che ne fa è iconica: "L'ultima volta che ho pianto è stato quando non ho ricevuto lo stipendio dal Malmö. Mi rivolsi al consiglio della lega perché sottraessero 3 punti alla società tenendo conto di tutte le partite con me in campo. Mi dissero che avrebbero dati i soldi ai miei genitori perché ero troppo giovane per legge per incassare uno stipendio ufficiale".
Come andò a finire? La risposta è nell'esempio citato dall'ex attaccante svedese: "Spiegai al consiglio direttivo della lega che anch'io ero troppo giovane per essere capocannoniere e conquistare lo scudetto del Malmö per legge… E allora la squadra non doveva avere i punti finché non diventato fossi abbastanza grande. Il giorno successivo venne fatto un bonifico sul mio conto".