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Ibrahimovic: “Raiola mi disse che il Milan aveva bisogno di me, gli ho detto chiamali. Arrivo”

“Dopo l’America potevo anche smettere ma Raiola mi disse che il Milan aveva bisogno di me e che potevo esprimermi in Europa ancora a grandi livelli. Ed eccomi qui”. Così Ibrahimovic spiega il ritorno in rossonero dopo 8 stagioni: “Sono maturo, completo e ho a disposizione un gruppo di giovani che ha la mia stessa fame”
A cura di Alessio Pediglieri
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Zlatan Ibrahimovic si è ripreso il Milan, il derby, la scena del calcio italiano. E' lui l'acquisto in più, quello della differenza che il club rossonero ha piazzato quest'estate, il resto è contorno. Lo sanno i tifosi che quando hanno sentito l'ufficialità del rinnovo hanno capito che qualcosa di importante finalmente era cambiato rispetto al recente passato e l'ha capito la squadra che si è ritrovata un gruppo improvvisamente giovane sotto la tutela di uno dei veterani più carismatici che il calcio internazionale abbia mai coltivato: "Non mi pesa essere il più vecchio, anzi mi gratifica perché vedo che i giovani hanno la stessa mia fame e vogliono imparare".

Una delle tanti frasi del post derby di sabato pomeriggio, dove Ibrahimovic in 15 minuti ha dato la sua sentenza: due reti ai nerazzurri, pur sbagliando un rigore, e vittoria per il Milan che l'attendeva da quattro lunghi anni. Un successo che lo ha riportato in vetta alla classifica cannonieri, lo ha riconsegnato al calcio dopo il Covid e ha condotto i rossoneri al primato solitari, imbattuti dopo 4 giornate di campionato. Un ‘filotto' che porta il marchio indelebile della ‘fame' di Ibrahimovic che ha voluto anche spiegare le reali motivazioni per cui ha deciso di tornare.

Un grande campione non può essere tale se non conosce profondamente se stesso e la grandezza di Ibrahimovic nasce proprio da questo: la gestione delle proprie fragilità. Quando a Manchester si infortunò gravemente decise di lasciare club e Premier: "Sapevo di non poter essere all'altezza e dissi a Mourinho che non lo avrei voluto deludere. E' per questo che volai in America, per rinascere". E' così che è iniziata l'avventura di Zlatan 2.0, un ultra trentenne che si sente come Benjamin Button, invece di invecchiare – come il buon vino – migliora: "Avessi la forma di 10 anni fa non mi prenderebbe nessuno, ma anche adesso nessuno mi riesce a fermare", dirà nel post derby.

Ma cosa spinse Ibrahimovic dall'America a tornare sui suoi passi e riprendersi un posto al Milan otto anni dopo? La consapevolezza di aver recuperato fisicamente grazie alla permanenza nei LA Galaxy, nel calcio americano dove tensioni, gioco, aspettative erano perfette per riprendere la miglior forma psicofisica e sentirsi di nuovo all'altezza. E poi, soprattutto, il confronto con il suo storico agente di sempre, Mino Raiola che per Ibra ha sempre gestito i trasferimenti in prima persona: "Dopo l'America c'era anche la possibilità di smettere, ma Mino Raiola mi ha detto di tornare in Europa per dimostrare a tutti che potevo giocare ancora a grandi livelli. Ho chiesto quale fosse la squadra che più aveva bisogno di Zlatan, mi hanno detto Milan. E quindi ho detto "Chiama il Milan che arrivo"

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