Ibrahimovic ha giocato sei mesi senza un crociato: “Svuotavo il ginocchio ogni settimana”
Un pugno e una carezza. La brutta notizia è nei tempi di recupero: a Ibrahimovic ne serviranno sette, forse anche otto, per ristabilirsi pienamente dopo l'operazione al ginocchio sinistro. La buona è nel report medico sull'esito dell'intervento: perfettamente riuscito. Quando potrà tornare a giocare? Non prima di gennaio. Non c'è altra risposta che si può dare. L'unico che può dire con certezza cosa accadrà nel futuro prossimo è lo stesso Zlatan: continuare senza riuscire a incedere come ha sempre fatto e vorrebbe a causa dell'usura del tempo, appendere le scarpette al chiodo e far sì che la sua carriera nel mondo del calcio evolva in altro.
"Ho sofferto troppo, quando parlerò capirete", furono le parole dello svedese reduce da una stagione tormentata conclusa in maniera trionfale grazie alla conquista dello scudetto. A distanza di qualche giorno dal successo di Reggio Emilia e dalla festa inebriante che lo ha visto nei panni del mattatore, prima con il discorso nello spogliatoio poi a bordo del pullman, Zlatan mantiene la promessa e spiega in quali condizioni ha affrontato gli ultimi sei mesi da calciatore.
Non si piange addosso, un guerriero del suo calibro non lo fa mai. Preferisce che tutti sappiano come e perché è arrivato alla delicata ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. A leggere certi passaggi della sua confessione condivisa sui social vengono i brividi. "Negli ultimi sei mesi ho giocato senza un ACL (legamento crociato anteriore, ndr) al ginocchio sinistro – si legge nel post di Ibra a margine della foto della premiazione al Mapei Stadium -. Ginocchio gonfio da sei mesi. Ho potuto allenarmi con la squadra solo 10 volte negli ultimi sei mesi. Ha preso più di 20 iniezioni in sei mesi. Svuotato il ginocchio una volta alla settimana per sei mesi. Antidolorifici ogni giorno per sei mesi".
Orgoglio e forza di volontà lo hanno spinto a non mollare. Del resto, è stato lui stesso a dare al valore del sacrificio un'importanza vitale all'interno di un gruppo che vuole vincere. Non lo ha fatto (solo) per ambizione personale ma soprattutto perché aveva dato una parola al club e alla squadra. E così ha raccontato di aver "dormito a malapena per sei mesi a causa del dolore. Mai sofferto così tanto dentro e fuori dal campo. Ho reso qualcosa di impossibile a qualcosa di possibile – ha aggiunto -. Nella mia mente avevo un solo obiettivo, rendere i miei compagni di squadra e allenatore campioni d'Italia perché ho fatto loro una promessa. Oggi ho un nuovo ACL e un altro trofeo".