Ibrahimovic e Mihajlovic, nemici diventati amici dopo una testata
Il racconto dell'amicizia tra Sinisa Mihajlovic e Zlatan Ibrahimovic inizia con la frase di Mino Raiola, procuratore dello svedese: "Ibra voleva partire di notte in macchina per picchiarlo, adesso sono grandi amici". Adesso chiudete gli occhi e riapriteli: li ritroverete abbracciati a San Siro e sorridenti in uno degli ultimi fotogrammi della storia. Il rapporto tra il tecnico serbo e il calciatore del Milan è in quell'immagine che li ritrae come due ‘vecchi' (ma non azzardatevi a chiamarli tali) compagni d'arme che si rivedono dopo un po' di tempo e non hanno bisogno di molte parole per ricordare cosa hanno vissuto assieme, prima da avversari e poi da compagni di squadra e infine legati da una forte amicizia. Una sintonia che li porterà ad esibirsi sul palco del Festival di Sanremo 2021, sulle note di ‘Io vagabondo'.
Ibra: "Con Sinisa in guerra". Miha: "Zlatan ti fa vincere"
"Ho sempre detto che in guerra lo avrei voluto al mio fianco. E mi è dispiaciuto non aver giocato con lui", dice Zlatan che parla di Mihajlovic col rispetto che si deve all'uomo fatto della stessa tempra, col cuore impavido e quel pizzico di follia che si mescola al coraggio di battersi fino allo stremo. E fa niente che hanno rischiato di azzuffarsi e darsele di santa ragione: non si odiavano, era solo il loro modo di fare familiarizzare. "Arrivammo quasi alle mani quando lui era alla Juventus", ricorda l'allenatore del Bologna che adesso ne parla così: "È un giocatore sempre decisivo che ti fa vincere le partite".
Il messaggio di Ibra per Sinisa dopo la leucemia
Sinisa e Ibra hanno qualche ruga in più e altrettanti segni addosso, li portano con orgoglio perché li hanno guadagnati tutti sul campo. Non c'è linguaggio differente che conoscano, nemmeno il tempo e le cose della vita ne hanno fiaccato lo spirito. "Avanti amico e fratello, sapevo che eri il più forte di tutti". È il messaggio che Zlatan rivolse all'amico dinanzi alle telecamere di Verissimo: salutò così il ritorno del ‘commilitone' sul rettangolo verde dopo la leucemia e le cure affrontate per vincere (anche) quella battaglia.
"Non può stare più di 2 o 3 anni nella stessa squadra"
Insieme hanno vinto due scudetti e due supercoppe quando erano all'Inter. Miha in panchina accanto a Roberto Mancini, lo svedese a occupare la scena in cima all'attacco. Ma sapevano entrambi che quell'esperienza comune non sarebbe durata a lungo. E fu così, tant'è che quando chiesero al tecnico balcanico se si aspettava il suo addio alla maglia nerazzurra rispose senza troppi giri di parole. "Certo che me lo aspettavo. Ibrahimovic non può stare più di due o tre anni nella stessa squadra. Dopo questo periodo di tempo succede che lui non sopporta più i compagni e i compagni non sopportano più lui".
"Al Bologna sarei andato gratis per lui"
Chissà come sarebbe stato avere Ibra (anche) a Bologna. Miha ci provò, gli strappò anche una mezza promessa ma a pesare sulla scelta dell'ex Psg furono ambizioni e orizzonte differenti: "Se avessi accettato – ammise Zlatan – lo avrei fatto gratis, solo per lui. Ci ho pensato un po' ma ho scelto il Milan perché volevo continuare a giocare in Europa". In nerazzurro è stata l'unica volta che hanno condiviso un'esperienza in campo. Eppure non tutti erano convinti che una cosa del genere fosse possibile in virtù di precedenti abbastanza turbolenti, la testata che aveva rifilato all'amico/nemico in una sfida tra nerazzurri e la Juventus era un episodio difficile da dimenticare per chi ha il sangue caldo e non dimentica così come non perdona. Sinisa, però, fu molto conciliante e pose una sola condizione: "Se si fosse comportato e allenato bene non ci sarebbero stati problemi, non doveva chiedere a me".
Nemici e amici, dalla testata alla stima nell'Inter
Problemi ce ne furono, e come, quando ‘incrociarono i loro sguardi' durante un match di campionato. "La prima volta non è stata un colpo di fulmine – racconta Ibra – poi l'ho conosciuto meglio ed è scattata una grande amicizia". Cosa accadde? Il 20 aprile del 2005 l'Inter vince a Torino contro la Juventus (1-0, gol di Cruz ‘el jardinero'): durante quella partita lo svedese e il serbo si scambiano ‘effusioni' alla loro maniera: parole grosse, spintoni e una testata che a Zlatan costò 3 giornate di squalifica ottenute con la prova tv.
Cose che capitano, per loro la normalità è stata (quasi) sempre questa: non esibizione muscolare da macho ma combattimento puro, faccia a faccia, a mani nude, senza mai mollare fino all'ultimo colpo. "Ricordo che in un derby voleva uscire a tutti i costi a fine primo tempo per un problema fisico – le parole di Mihajlovic -, ma io lo presi da parte e gli dissi: Vieni dai Balcani, hai le palle, non puoi uscire così. Ora torni in campo e segni!'. Entrò nella ripresa, fece gol e giocò tutta la partita".