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Ibrahimovic allontana il ritiro, al Milan fino ai 42 anni: ora il rinnovo è possibile

Zlatan Ibrahimovic mette nel mirino il rinnovo di contratto con il Milan e i Mondiali in Qatar (a dicembre 2022): il ritiro a fine stagione è sempre più lontano, lo svedese vuole giocare con i rossoneri almeno fino alle porte dei 42 anni.
A cura di Michele Mazzeo
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Zlatan Ibrahimovic non ha alcuna voglia di appendere le scarpette al chiodo e soprattutto non vuole lasciare il Milan. Nonostante i 40 anni compiuti lo scorso ottobre l'attaccante svedese sa di poter contribuire ancora alla causa rossonera e a quella della sua Nazionale (che a marzo guiderà negli spareggi per andare al Mondiale in Qatar nel dicembre 2022).

Adesso sembra esserne convinto anche il Milan che pensa ad un rinnovo del contratto in scadenza a giugno. Ovviamente molto dipenderà da come il calciatore arriverà dal punto di vista fisico al rush finale di questa stagione (intanto ha smaltito l’infiammazione del tendine di Achille e sarà a disposizione di Pioli per il derby con l'Inter di sabato sera). Se non dovesse sentirsi fisicamente al top sarà lui stesso a dire stop anche se l'aver messo nel mirino i Mondiali in Qatar che si disputeranno nel dicembre 2022 lascia pensare che questa ipotesi al momento sia molto remota.

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La società meneghina, che oltre che un attaccante di livello lo reputa un uomo fondamentale all'interno della rosa nel ruolo di guida per i più giovani, a quel punto sarebbe quindi ben lieta di prolungare il suo contratto fino al 30 giugno 2023, cioè quando Zlatan Ibrahimovic sarà alla soglia dei 42 anni. Già tra marzo e aprile, le parti potrebbero sedersi al tavolo per discutere dell'eventuale rinnovo e l'unico nodo da sciogliere riguarderebbe solo ed esclusivamente l'intesa economica.

L'accordo attualmente in essere (7 milioni di euro netti all'anno) è legato in buona parte al rendimento in campo del calciatore dato che diversi bonus sono inclusi nel totale. L'eventuale nuovo contratto dovrebbe avere la stessa formula (con parte dell'ingaggio subordinata alle prestazioni) ma con le cifre leggermente ritoccate al ribasso. Un problema a cui, qualora le volontà di club e calciatore coincidessero (come sembra essere in questo momento), si troverà certamente una soluzione.

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