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Caso Rosario D'Onofrio-Aia

I metodi di D’Onofrio erano stati denunciati all’interno dell’AIA: nessuno ha ascoltato

L’arresto dell’ex procuratore capo dell’AIA, Rosario D’Onofrio, ha portato alla luce dinamiche e situazioni sconosciute ai più. Fonti interne all’associazione hanno svelato a Fanpage.it i metodi con cui hanno cercato di commissariare la sezione di Foggia negli ultimi due anni.
A cura di Vito Lamorte
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La vicenda giudiziaria che riguarda, tra gli altri, Rosario D’Onofrio, il 42enne ex militare e ormai ex procuratore capo dell’AIA (associazione italiana arbitri), ha aperto una finestra su un mondo di cui in pochissimi erano a conoscenza. Se l’inchiesta per narcotraffico internazionale fa riferimento a vicende assolutamente personali, nelle ore successive allo scoppio di questa ‘bomba' è arrivata la votazione del consiglio federale straordinario a favore del trasferimento della giustizia arbitrale a quella federale. Un commissariamento velato, ma non troppo.

Chi ha vissuto con la scure del commissario negli ultimi due anni è stata la sezione AIA di Foggia, che ha dovuto fare i conti con i metodi dell’ex procuratore capo e ha vissuto delle vicende che hanno portato alle dimissioni dell’ex presidente Antonio Di Paola e al commissariamento per qualche settimana dopo le elezioni dell’attuale rappresentante della sezione, Giuseppe D’Antuono, fino alla decisione del Tribunale Federale Nazionale dello scorso 27 settembre.

Si tratta di una vicenda che parte da lontano, a due mesi prima dalle elezioni nazionali AIA. Prima del duello Trentalange-Nicchi, ci sono le votazioni locali e nella città pugliese si ripresenta il presidente Di Paola (ala Nicchi) contro l’ex assistente arbitrale e internazionale Lucia Abruzzese, vicina a Trentalange. La situazione si accende perché nella raccolta delle firme a sostegno delle candidature, quest’ultima viene esclusa dall’ufficio elettorale dell’assemblea per irregolarità. Di Paola viene rieletto ma Abruzzese fa ricorso prima alla Commissione Disciplina d’Appello dell’AIA, che viene rigettato; e poi e al Collegio di Garanzia del Coni, respinto anche in questo caso. La vittoria di Trentalange su Nicchi fa partire una vera e propria rivoluzione nei vertici arbitrali e con essa si iniziano ad alzare tensioni e guerre intestine, che non vede Foggia esente.

Lo stadio Zaccheria di Foggia
Lo stadio Zaccheria di Foggia

Il potere di D'Onofrio nell'AIA e il caso Foggia

C’è un episodio che diventa il pretesto per mettere in difficoltà la sezione sauna. Il 25 giugno allo stadio Pino Zaccheria si gioca "Un secolo di stelle, Foggia legends", triangolare organizzato per celebrare il 101° compleanno del club e il Foggia chiede all’AIA locale una terna tutta pugliese (Pasquale De Meo, Diego Roca, Vincenzo Andreano e Lucia Abruzzese) ma la richiesta della segreteria AIA a quella della FIGC viene respinta. In seguito alla comunicazione del segretario Aia, la società rossonera richiede al presidente della sezione Di Paola alcuni associati per la direzione del triangolare e l’articolo 40 del regolamento AIA permette al presidente di sezione la facoltà di designare “associati” per partite non organizzate e non autorizzate dalla FIGC: i prescelti sono Daniele Labianca, Marco Juanito Anniballi e Giovanni Luca Corvino. Si tratta di tre osservatori arbitrali, che compongono la terna nel corso del triangolare che non rientra nell’attività agonistica e viene classificato come attività ludico-sportiva. Due ore dopo la fine delle gare arriva la mazzata: la Procura arbitrale notifica il deferimento per Di Paola e gli associati, accusandoli di diverse violazioni. Un mese dopo il deferimento viene depositato davanti alla Commissione Disciplina Nazionale AIA del presidente della sezione di Foggia e dei quattro osservatori arbitrali.

L’accusa che viene mossa a Di Paola è di "avere autorizzato lo svolgimento di gare per le quali vi era già stato diniego da parte della FIGC, per aver designato per la direzione degli associati rivestenti la qualifica di OA senza che ne ricorressero i presupposti di regolamento, per averli impiegati in assenza di certificazione medica, con l’aggravante di aver agito nell’esercizio della carica di presidente di sezione". La richiesta per il presidente è la sospensione di 15 mesi, poi a scalare 13 per Anniballi, Labianca e Corvino con Vinella che si ferma a 7.

Il giudizio arriva dopo diverse pressioni, in seguito ad un’audizione di tre ore e con un dibattimento dai toni molto accesi: tra i protagonisti c’è il procuratore Rosario D’Onofrio, oltre al sostituto procuratore Grassi e al presidente della Commissione Disciplina ed estensore della sentenza Mauro Carboni. Le sanzioni vengono quasi tutte confermate: 15 mesi di sospensione per Di Paola, 13 mesi ad Anniballi, 10 per Labianca e Corvino, 8 mesi a Vinella. In quel momento la sezione di Foggia è sull’orlo del commissariamento perché il presidente è stato colpito da una sanzione superiore ai 12 mesi. Interviene la politica: Raffaele Piemontese, vicepresidente della Giunta regionale, scrive al presidente della FIGC Gabriele Gravina e lo invita a “verificare con urgenza la legittimità e la congruità dei provvedimenti che l’AIA centrale ha assunto e potrebbe assumere nei confronti della Sezione di Foggia”.

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Le manovre di D'Onofrio mentre era agli arresti domiciliari

A febbraio 2022 il commissariamento salta perché le pene vengono dimezzate e anche il presiedente Di Paola scende sotto i 12 mesi ma il numero uno della sezione di Foggia viene interessato da un altro procedimento per presunti ingressi allo stadio con la tessera arbitrale nel periodo di sospensione sulla base di segnalazioni anonime. Nulla di tutto ciò è successo, perché in una riunione da remoto con D’Onofrio viene confermato che le tessere dei sospesi sono nella sede di viale Ofanto ma questo all’ex procuratore capo non basta. Di Paola viene interrogato e la situazione è subito tesissima tra i due: D’Onofrio utilizza metodi non proprio ortodossi e ad un certo interrompe l’audizione. Tutto questo mentre l’ex procuratore era già agli arresti domiciliari. A metà marzo 2022 Antonio Di Paola dopo l’audizione con D’Onofrio capisce che stanno per infliggergli una nuova sanzione e si dimette per evitare ulteriori problemi alla sezione e agli associati. Prima, però, invia due lettere: una al presidente dell’Aia, Alfredo Trentalange, e una all’organo di garanzia dell’AIA che si chiama “Comitato dei Garanti”, formato da tre membri che sono nominati dal CONI, dalla FIGC e dall’AIA.

Da quel momento parte la campagna elettorale per il ruolo di presidente della sezione di Foggia. I candidati sono tre: Giuseppe D’Antuono, la continuità con l’ex numero uno; Pasquale De Meo; assistente in Serie A e molto vicino alle istanze di Trentalange; e Giuseppe Stallone, che aveva già ricoperto la carica una decina di anni fa. Quest’ultimo si ritira due giorni prima del voto e fa l’accordo con De Meo ma non basta: il 7 giugno vince D’Antuono (61-49) ma De Meo fa ricorso alla Giustizia domestica dell’Aia e le elezioni vengono annullate. La commissione disciplinare ritiene che vi sia stato un vizio insanabile della presentazione delle liste del vincitore e così tutto viene annullato. Bisogna andare a elezioni di nuovo, entro 90 giorni, ma prima arriva un commissario da Bari che invoca un’altra ispezione, dopo le due già vissute nei mesi precedenti: a Foggia dopo l’arrivo del capo del servizio ispettivo nazionale, con altri due membri del comitato, viene prorogato il commissariamento fino al 30 giugno 2023.

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Nel frattempo D’Antuono fa ricorso alla FIGC e il 27 settembre il Tribunale Federale Disciplinare gli dà ragione, facendo decadere i procedimenti in atto. Tutto sembra essersi risolto, ma non è così: D’Onofrio apre subito un nuovo procedimento nei confronti del neo eletto presidente, che prima ricopriva il ruolo di osservatore, per un errore in merito ad un rimborso di un arbitro. Nel frattempo arriva la sanzione di 4 mesi nei confronti di Di Paola per le lettere che aveva mandato poco prima di dimettersi (che si sommano agli 8 per la storia della partita amichevole) e un procedimento a carico del reggente Rosiello in seguito alla relazione del servizio ispettivo nazionale in merito ad irregolarità contabili (sempre provenienti dal procuratore capo dell’AIA). A metà ottobre Di Paola e Rosiello vengono ascoltati dalla Procura Arbitrale di Napoli, proprio nel giorno in cui viene arrestato Rosario D’Onofrio.

Chi nell'AIA sapeva delle azioni di D'Onofrio?

Alcune fonti interne all'AIA hanno raccontato e commentato queste vicissitudini a Fanpage.it, parlando dei metodi con cui si sono svolte la maggior parte della azioni disciplinari nei confronti della sezione AIA di Foggia. Secondo queste persone in più di un’occasione vi è stato un "uso politico della giustizia" e in merito a quello che è accaduto negli ultimi due anni c’è molto scetticismo sul fatto che il capo degli arbitri non fosse a conoscenza di quello che stava accadendo: "Se su alcune vicende Trentalange non poteva essere a conoscenza dei fatti o è stato tenuto all’oscuro da persone a lui vicine – raccontano fonti anonime -, in altre è impossibile che non sapesse nulla. Questo è ancora più grave perché vuol dire che era a conoscenza del modo in cui si muovevano quelli sotto di lui".

Nella città pugliese negli scorsi due anni si è vissuta una sorta di corsa per evitare il commissariamento e in più di un’occasione, come confessato da un’altra fonte, "sembrava di correre dietro soprattutto ad una ripicca politica". "Qui sono stati i primi a denunciare i metodi di D’Onofrio ma nessuno li ha ascoltati", le parole di un’altra persona che ha voluto portare la sua testimonianza. Ci sono diversi riscontri anche sul portale Arbitri.com in merito alla vicenda del capoluogo di provincia pugliese: oltre al dibattito interno c’è chi fa i complimenti ai vecchi vertici della sezione per aver denunciato prima di tutti le cose che non andavano all’interno della giustizia arbitrale.

Il numero uno federale Gravina con il presidente dell'AIA Trentalange
Il numero uno federale Gravina con il presidente dell'AIA Trentalange

La vicenda dell’arresto di D’Onofrio si è presa la ribalta nazionale fin da subito e ora la situazione è sul tavolo di Gabriele Gravina, presidente della FIGC, che sta cercando di capire in che modo uscirne. Le domande che vanno poste adesso, però, sono altre: le sentenza applicate alla sezione di Foggia era tutto frutto di tecnicismi o di un giudizio politico? Lo stesso discorso potrebbe valere per le sanzioni, che sono parse fin da subito molto dure rispetto a vicende più gravi che hanno coinvolto in passato l’intera classe arbitrale. E soprattutto, ci sono altri casi del genere in giro per l’Italia di cui non si è mai parlato o dove mai nessuno ha avuto il coraggio di denunciare?

Dopo il primo provvedimento dell’AIA in seguito allo scoppio del caso D’Onofrio, con richiesta la decadenza del Presidente della sezione di Cinisello Balsamo per gravi violazioni del regolamento interno, forse è arrivato davvero il momento che qualcuno ci spieghi in che modo sono andate avanti le cose nell’associazione e in che modo si intende lavorare per evitare che situazioni del genere si verifichino in futuro.

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