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Caso Rosario D'Onofrio-Aia

I legami stretti tra D’Onofrio, Stella e Trentalange nella rete di comando dell’AIA

Rosario D’Onofrio, ex procuratore capo dell’AIA arrestato per narcotraffico, lasciava intendere di avere buoni rapporti con Luigi Stella, responsabile degli osservatori arbitrali, da tempo al fianco di Trentalange in attività esterne all’AIA.
A cura di Benedetto Giardina
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«Ora chiamo Stella». Negli audio di Rosario D'Onofrio all'assistente arbitrale Avalos, emerge un contatto diretto col responsabile della Commissione Osservatori Nazionale Professionisti. Un uomo molto vicino ad Alfredo Trentalange, presidente dell'AIA, che appartiene alla stessa sezione di Luigi Stella. Non un caso, perché ai vertici arbitrali del calcio italiani, i rapporti tra chi siede in posizione di comando vanno ben al di là del semplice lavoro nell'associazione. Una vera e propria rete al comando di un'entità finita nell'occhio del ciclone, per i guai giudiziari di D'Onofrio e per ciò che è emerso dai suoi audio, ovvero la figura di un procuratore che decide – a suo dire – se avviare o meno provvedimenti disciplinari in base a graduatorie che non gli competono.

Luigi Stella, responsabile della Commissione Osservatori Nazionale Professionisti dell'AIA
Luigi Stella, responsabile della Commissione Osservatori Nazionale Professionisti dell'AIA

È ciò che è successo col caso Avalos, che ha portato al deferimento di D'Onofrio da parte della Procura Federale, poiché non è stato avviato un procedimento disciplinare a suo carico. È ciò che D'Onofrio ha ammesso telefonicamente allo stesso Avalos, forse per tranquillizzarlo, parlando di un altro precedente, riguardante Pietro Lattanzi, presidente della sezione AIA di Milano: «È mio uso informarmi […] doveva essere deferito, allora io proprio a livello di coscienza mi sono informato su quant’era la posizione in graduatoria. Ma perché questo, non perché io dovessi decidere un suo eventuale passaggio oppure no […] però qualora lui se la stesse realmente giocando, non mi sembrava il caso un provvedimento disciplinare e con eventuale sospensione oppure no, potesse compromettergli qualcosa, lo avrei traslato il giudizio a fine campionato. Quando mi sono informato e mi hanno detto guarda, non mi ricordo se mi hanno detto che era ventesimo o ventiduesimo […]. Allora ho detto vabbè, la situazione è così. Lo faccio andare il procedimento così com’è previsto».

D'Onofrio, sulle graduatorie, non ha voce in capitolo. Però ha agganci e uno di questi è Luigi Stella, che lui stesso cita in una delle sue chiacchierate con Avalos: «Allora Robert, faccio una cosa che non dovrei fare: chiamo Stella dai. Ora chiamo Stella, poi ti richiamo». Lo sa pure lui, che non dovrebbe farlo. Ma Stella, da responsabile della Commissione Osservatori Nazionale Professionisti (CON Pro), dirige tutta la squadra di osservatori che poi dà i giudizi sull'operato della classe arbitrale. Come Cristiano Copelli, che stando a quanto dice Avalos nel suo colloquio telefonico con D'Onofrio, gli ha dapprima dato una valutazione di 8.50 per Brescia-Vicenza dello scorso 3 aprile, salvo poi fare dietrofront e modificare il voto in 8.40. Un errore di battitura, stando a quanto poi riferitogli con una comunicazione firmata dal responsabile CAN, Gianluca Rocchi. Perché via messaggio, l'osservatore aveva assegnato 8.40, ma sul portale Sinfonia4You aveva erroneamente indicato 8.50.

La storia, da lì, è ormai nota. D'Onofrio consiglia ad Avalos di fare «un po' di caos», poi cerca di calmare le acque dopo aver parlato con Stella, che stando a quanto capisce Avalos «un buonissimo rapporto» col procuratore arrestato per traffico di droga. Ma non solo con lui, perché Stella è vicinissimo al presidente dell'AIA, Alfredo Trentalange. Entrambi appartenenti alla sezione di Torino (presieduta da Stella dal 2006 al 2009), fanno inoltre parte dell'organigramma della fondazione F.A.R.O. Onlus: Stella è direttore generale e Trentalange si occupa invece dell'area formazione, rispondendo dunque a Stella. Un legame, o meglio, «un buonissimo rapporto» anche qui. Solo che stavolta parte da fuori dal campo, prosegue col fischietto in bocca e arriva lì, fino ai vertici dell'AIA, oggi più che mai al centro delle polemiche.

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