I gravi errori di Guardiola nell’ultima finale di Champions che il City non ripeterà con l’Inter
Difficile ma non impossibile. Evitare di ripetere gli errori visti nell'ultima finale di Champions League giocata dal Manchester City nel 2021 e persa contro il Chelsea, è il grande obiettivo di Pep Guardiola. Già, perché anche i grandi sbagliano e guai a pensare che il tecnico catalano non abbia commesso qualche errore di troppo nell'atto conclusivo di quell'edizione della Champions che per i Citizens rappresenta ancora un duro colpo. Guardiola pensava di averla in tasca, e mai come in quell'occasione, anche l'Europa del calcio pensava che finalmente i Citizens sarebbero stati in grado di centrare il titolo.
E invece quella notte del 29 maggio 2021 il gol di Havertz taglio le gambe a una squadra che ha sempre avuto la grande "ossessione" di alzare finalmente la coppa dalle grandi orecchie. Guardiola si prese tutte le colpe per quel ko che costò il titolo alla sua squadra, ma cosa sbagliò tatticamente il tecnico catalano? Tra scelte di formazione ed errori nella lettura del match, Guardiola finì per incartarsi nell'unica notte in cui non avrebbe dovuto permettersi sbavature.
Il Manchester City quella sera scese in campo allo stadio Dragao di Oporto con un modulo 4-3-3. A sorprendere tutti fu l'assenza nell'undici titolare di uno tra Fernandinho e Rodri davanti alla difesa un po' come accaduto praticamente per tutto il resto della stagione. Un'assenza discutibile colmata con l'impiego di Gundogan in quella posizione.
Quello che uscì fuori fu un disastro tattico senza precedenti per Guardiola che lasciò il centrocampista tedesca nella morsa del Chelsea travolto dalle ripartenze e dai movimenti delle mezze punte del Chelsea capaci di mettere sempre in difficoltà i Citizens partendo proprio da quella zona di campo. Mancava dunque chi faceva scudeo davanti alla difesa e semplicemente di un uomo con caratteristiche meno offensive al suo fianco dato che a completare il reparto c'erano Bernardo Silva e Phil Foden. Ma non è tutto, perché il disastro tattico di Manchester City-Chelsea fu completato anche dalla scelta molto discussa di Sterling dall'inizio.
L'attaccante inglese è sempre stato una sorta di jolly per Guardiola che comunque sia nei quarti contro il Borussia Dortmund che nella semifinale col PSG, fu impiegato pochissimo: poco più di 10 minuti in totale. Col Chelsea aveva giocato 77 minuti in finale senza incidere particolarmente con Foden sacrificato in mediana senza riuscire a supportarlo a dovere proprio per via delle tante difficoltà di Gundogan in quei frangenti di partita.
La partita del Manchester City si chiuderà con 7 tiri totali di cui uno in porta e 2 fuori. Un bottino scarsissimo per una squadra da cui si aspettano sempre fuoco e fiamme e che quella notte aveva visto l'impiego di De Bruyne falso nove in una posizione che di certo non ha esaltato le sue immense qualità (prima di infortunarsi e uscire anzitempo dalla finale). L'Inter in questo momento resta alla finestra e magari si aspetta che Pep possa incappare negli stessi errori della sua ultima finale di Champions per portarsi a casa un titolo che sarebbe un sogno soprattutto per i nerazzurri…