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I graffi sulla testa di Guardiola fanno impressione: è sull’orlo di una crisi di nervi

La situazione della sua squadra, in bilico sul baratro dell’eliminazione dalla Champions, lo tiene sotto pressione e sfoga su di sé la frustrazione.
A cura di Maurizio De Santis
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Graffi vistosi alla testa. Pep Guardiola lo ha fatto di nuovo. L'andamento della partita del Manchester City nell'ultima giornata della fase a girone unico di Champions ne mette a rischio le coronarie. È teso come corda di violino. È in bilico sul burrone: di qua il baratro, di là la possibilità di cavarsela per il rotto della cuffia e restare in Coppa, aggrappati ai playoff. Il tecnico catalano non riesce a trattenersi, quasi si fa del male da solo. Non riesce a darsi pace quando il Brugge passa in vantaggio: mette le mani sul capo sottolinenando con quel gesto assoluta disperazione e quando si volta le telecamere inquadrano quei segni rossi, vistosi, che ricordano quanto accaduto qualche settimana fa. È un gesto di frustrazione.

Guardiola sprofonda, sente il terreno che gli frana sotto i piedi. Essere eliminati è la cosa peggiore possa capitare, la fine di tutto, un tonfo fragoroso, un fallimento difficile da spiegare. E allora si sbraccia, si dimena, urla, cammina in maniera nervosa nella sua area tecnica, tracima da quella zona e rompe l'argine. La rete di Raphael Onyedika nel primo tempo è stata un colpo tremendo. Una pugnalata al cuore che ha smesso di battere per qualche attimo. L'ennesimo segnale che questa stagione durissima, sfortunata, nefasta proprio non vuole passare e sembra essersi accanita contro i Citizens, contro di lui, contro la ricchezza di un club al quale sembra voler far pagare tutto (e con gli interessi).

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Al City servono tre punti all'Etihad per evitare un'imbarazzante uscita anticipata dalla competizione vinta nel 2023. Guardiola lo sa, ne avverte la responsabilità e il peso, ma resiste. Mateo Kovacic mette la firma in calce al pareggio e lo rianima, non è finita. Non basta ancora. La classifica è tale che 9 punti, una miseria, sono nulla. Non servono. Ne occorrono altri due per scollinare fino a 11 e piazzarsi nelle ultime posizioni utili per entrare nel lotto delle qualificate ai sedicesimi. Poi, accada quel che accada.

Guardiola si volta, le unghie hanno lasciato solchi profondi sulla fronte e su una parte del capo. Prende un'ammonizione per proteste ma non gli importa. È provato. Non è la prima volta che si trova ad affrontare un problema simile in questa stagione. Si trovò nella stessa condizione a novembre scorso quando il Manchester venne rimontato dal Feyenoord nonostante avesse ben 3 gol di vantaggio.

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Allora attribuì quelle lesioni a un "problema di pelle", sminuendo la preoccupazione per come si era presentato in tv. "Devo prendere antistaminici per due, tre anni – disse -. Non è una questione legata alla partita col Feyenoord. "Le unghie, sì… con quelle mi sono graffiato il naso. Ma in testa è un'altra cosa".

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