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Mondiali in Qatar 2022

I calciatori dell’Iran vincono i Mondiali del coraggio: protesta contro il regime senza precedenti

I calciatori dell’Iran hanno compiuto in mondovisione un gesto di protesta senza precedenti, non cantando l’inno prima del match con l’Inghilterra per manifestare il dissenso nei confronti del regime degli ayatollah. Il loro messaggio è arrivato in tempo reale fino a Teheran, dove è diventato tutt’uno con l’anima del popolo iraniano: nella capitale si è esultato per le reti inglesi.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il primo match del Girone B dei Mondiali appena cominciati in Qatar ha visto oggi di fronte l'Inghilterra e l'Iran, in un raggruppamento completato da Galles e Stati Uniti. La sfida non ha avuto storia, con la squadra di Southgate padrona del campo fin dai primi minuti ed impostasi alla fine con un roboante 6-2. Una gara giocata peraltro dai calciatori iraniani nel contesto di una partita ben più grande che li ha visti coraggiosi protagonisti e che non può non averne condizionato il rendimento in campo.

Con quale serenità d'animo questi uomini possano essere entrati sul terreno di gioco dopo aver trascorso gli ultimi giorni a pensare se dare o no un messaggio potentissimo al mondo sulla spietatezza del regime in Iran, si può facilmente immaginare. Come sarebbe stato possibile pensare a tattiche e gol, quando le discussioni erano continue su un argomento ben più decisivo, ovvero cantare o no l'inno nazionale del loro Paese davanti agli occhi di tutto il pianeta?

I calciatori dell'Iran allineati per gli inni nazionali prima della partita con l'Inghilterra
I calciatori dell'Iran allineati per gli inni nazionali prima della partita con l'Inghilterra

Sono state ore di grande turbamento, al pensiero delle conseguenze che un gesto così clamoroso avrebbe potuto avere non solo per i calciatori, ma anche per le loro famiglie rimaste in Iran, ma alla fine la decisione è stata unanime: quando gli altoparlanti del Khalifa International Stadium di Doha hanno cominciato a diffondere l'inno iraniano e le telecamere della regia qatariota hanno inquadrato i giocatori di Queiroz, le bocche di Taremi e compagni sono rimaste sigillate.

Impietriti senza muovere un muscolo, i calciatori iraniani hanno marcato la loro distanza dal regime degli ayatollah, quel regime che continua ad uccidere chi manifesta in piazza per i diritti civili sull'onda dell'indignazione per l'uccisione di Mahsa Amini, la 22enne morta per il pestaggio della polizia dopo essere stata arrestata perché non indossava il velo islamico in maniera corretta. In quegli attimi, l'anima dei giocatori è diventata tutt'uno con quella dei tifosi iraniani presenti sugli spalti, che hanno preso a fischiare sonoramente l'inno del proprio Paese, uno stato integralista in cui non si riconoscono più.

È il vento della Storia che soffia potente e spinge verso i cambiamenti epocali. Quel soffio diventato tornado è arrivato fino a Teheran, dove poco dopo è accaduto qualcos'altro di surreale e fortissimo. La repressione del regime non ha potuto fermare il messaggio di dissenso che è risuonato nel cielo della capitale sotto forma di grida di esultanza per le reti dell'Inghilterra.

Scene incredibili, di fronte alle quali la partita di Doha diventa piccola cosa. "Che cosa ci succederà ora?", si staranno chiedendo adesso i calciatori iraniani. Guardando al fresco esempio della nazionale di beach soccer, sequestrata dalla polizia e fatta sparire qualche giorno fa al suo ritorno in Iran dopo aver inscenato un'analoga protesta ad un torneo a Dubai, c'è davvero poco da pensare al calcio e ai Mondiali.

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