Huijsen attacca la Juve: “Mi hanno costretto ad andare via, mi facevano allenare da solo”

Dean Huijsen ha trovato la sua dimensione al Bournemouth, una delle più grandi sorprese della stagione in Premier League, e per tante italiane è diventato un rimpianto di mercato. Dal trasferimento in Inghilterra la sua carriera ha preso una piega positiva e adesso sembra destinato a grandi piazze e a che a una chiamata da parte della Spagna che lo osserva con attenzione. E chissà se tra i dirigenti della Juventus non sia nato un po' di rimpianto per averlo ceduto a cuor leggero, soprattutto in una stagione dove la difesa è stata martoriata dagli infortuni.
Il difensore ha raccontato a Marca la verità dietro al suo addio ai bianconeri che è stato piuttosto travagliato. Lo spagnolo è stato messo da parte e forzato a cambiare squadra dopo il rientro dal prestito alla Roma durato soltanto sei mesi e adesso rivela di essere stato trattato male dalla Vecchia Signora nonostante fosse un giocatore proveniente dalle giovanili e pronto al grande salto in prima squadra.

Huijsen racconta l'addio alla Juve
Il difensore non era contrario alla permanenza alla Juventus dopo il sei mesi di prestito trascorsi alla Roma. Al suo rientro però tutto è stato diverso, a cominciare dal trattamento che gli è stato riservato: "Sono andato in prestito alla Roma, sono tornato e ho capito che volevano vendermi o fare qualsiasi cosa di cui il club avesse bisogno la scorsa estate. Sono arrivato il primo giorno dopo la pausa estiva e mi hanno detto che dovevo andare via, ma che non mi avrebbero costretto".
In verità i fatti sono stati completamente diversi dalle parole e Huijsen è stato costretto dalla Juventus a cambiare squadra poco alla volta. Lo hanno fatto allenare da solo e lo hanno spinto ai margini, finché non ha accettato l'offerta del Bournemouth che si è rivelato un prezioso trampolino di lancio, anche se resta l'amarezza per non essersi aggregato alla prima squadra bianconera: "E poi sì, mi hanno costretto, mi hanno fatto allenare da solo e cose del genere. È stato un po' brutto, anche perché ero lì da tre anni, dall'Under 17, e volevo solo provare a giocare con la prima squadra della Juve".