“Ho pianto quando ho rivisto la mia famiglia”: guarito il giornalista positivo dopo Atalanta-Valencia
Si è detto tanto su Atalanta-Valencia e il ruolo da ‘detonatore' che la partita di Champions League può aver avuto nell'ambito della diffusione del Coronavirus. Sono diverse le testimonianze di persone che pensano di aver contratto il virus quella sera, in Italia ma anche in Spagna, la seconda nazione europea più colpita dal Covid-19. Tra questi c'è anche Kike Mateu, giornalista spagnolo che segue ovunque il Valencia. La storia di Kike, per fortuna, è di quelle a lieto fine: è guarito dal Coronavirus, come raccontato da lui stesso a ‘El Desmarque'.
"Tra il giorno del contagio, che è coinciso con la partita, il ricovero in ospedale e l’isolamento a casa, sono passati 38 giorni. Lo dico per far capire quanto è importante restare a casa. Questo è un virus violento e resistente".
Il giornalista è stato uno dei primi spagnoli positivi al Coronavirus. Di sicuro il primo caso nella comunità autonoma Valenciana. Anche per questa ragione, e per deformazione professionale, sin dal primo momento ha svolto un'ammirevole campagna informativa sul Covid-19 attraverso il suo account Twitter personale, diventato quasi un punto di riferimento in Spagna. Tutto è partito da Atalanta-Valencia, come da lui stesso ricordato.
"Per una questione puramente statistica, è impossibile sia stato l’unico spagnolo contagiato tra quelli che erano a Milano per Atalanta-Valencia. Il virus stava già circolando in Lombardia. Forse altri non avranno avuto sintomi, io l'ho scoperto perché non sono stato bene dopo qualche giorno. Pensando di essere stato in Italia e vedendo cosa stava succedendo in Italia, ho voluto approfondire. Credo di aver contratto il virus nella metropolitana di Milano".
Il virus ora è solo un brutto ricordo per Kike, una battaglia vinta che gli ha restituito uno degli istanti più emozionanti della sua vita.
"Il momento più bello dell'ultimo mese è stato quando il dottore ha confermato il secondo tampone negativo. Mi emoziono solo a pensarci. Ho pianto come un bambino vedendo mia moglie e mio figlio in fondo al corridoio dell'ospedale. Perché erano lì, non potevo toccarli, ma erano lì."