Higuain, rabbia e sdegno: “Non volevo tornare alla Juve, assurdo giocare nonostante tanti morti”
La pandemia di Covid. La malattia gravissima e la morte della madre. E un anno molto stressante a livello emotivo per in sentimenti contrastanti che lo tormentavano: avrebbe lasciato il calcio pur di stare accanto alla mamma, continutò solo perché fu lei a chiederlo. Quando Gonzalo Higuain riavvolge il nastro dei ricordi e torna indietro nel tempo al 2020 ricorda con estrema lucidità quell'anno da incubo per se stesso, per il mondo intero squassato dal virus. Contagi fuori controllo, ricoveri, paura e angoscia, la conta dei morti quotidiana agghiacciante.
Il Pipita ha scolpito dentro di sé quei momenti. Le notizie che rimbalzavano dall'Italia facevano il paio con la preoccupazione personale. Nell'intervista a Espn ha ripercorso quei momenti senza tralasciare nulla. "Tornai in Argentina per mia madre – ha ricordato l'ex attaccante del Napoli e della Juve – e le disse che non sarei andato via se non fosse guarita". La risposta gli gelò il sangue nelle vene: "Mi disse che l'avrei fatta morire prima, che sarebbe stata malissimo nel vedere che rinunciavo a ciò che era la mia passione".
L'ansia per la madre e la paura per il coronavirus furono devastanti per Higuain, combattuto da emozioni forti. Ancora oggi scandisce bene i concetti che spiegano quale fosse il suo stato d'animo. "Quando è scoppiata la pandemia mi trovavo in Argentina e non volevo tornare alla Juventus. Per me era assurdo che si giocasse ancora nonostante i tanti morti – ha aggiunto -. Nel calcio se ne fregano della vita delle persone, se siamo andati in campo è solo per tenere occupata la testa delle persone che erano chiuse in casa".
Higuain è in America, ha accettato di indossare la maglia dell'Inter Miami. La sua è stata una scelta di vita ben precisa. È la dimensione che ha voluto per se stesso. Ha messo da parte i clamori del calcio europeo lasciando che prevalessero altre cose più importanti, a cominciare dalla sua famiglia. "Mi sto godendo la crescita di mia figlia e ho ritrovato serenità dopo la morte di mia madre. Prima avvertivo di più la pressione perché il calcio è una giungla – ha concluso il Pipita -, oggi dopo un gol mi sento libero anche di abbracciare mia figlia".