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Higuain mostra il lato oscuro della vita da calciatore: “La gente pensa sia facile, per niente”

Higuain a cuore aperto sul suo tormentato passato, oggi che sta vivendo uno dei momenti migliori in carriera: “Non è stato facile, quando il bullismo e le critiche arrivano e devi abbassare la testa”
A cura di Alessio Pediglieri
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Gonzalo Higuain sta continuando a far parlare di sè in tutta America e lo sta facendo nel modo migliore un giocatore possa sperare: divertendo, giocando bene e, soprattutto, segnando. Una seconda giovinezza per il Pipita, alla soglia dei 35 anni (il prossimo dicembre) in quel di Miami, nel campionato statunitense dove ha ritrovato la voglia e il piacere di giocare, attraversando quello che ha recentemente definito senza mezzi termini, "uno dei momenti più belli della mia vita".

Non c'è dubbio nel credere all'attaccante argentino, arrivato in MLS nel 2020, lasciando la Juventus, la Serie A e l'Europa con la convinzione da parte di molti che oramai la sua carriera fosse al termine e la scelta figlia di soddisfazioni più economiche che altro. Invece, a distanza di due stagioni, con oltre 60 presenze e 24 reti, Gonzalo Higuain ha mostrato di aver optato per la soluzione migliore, per sè e per la sua famiglia.

Oggi, Higuain è un punto di riferimento per la società di David Beckham e per la squadra allenata da Phil Neville: in campionato ha messo a segno 13 reti  e tre assist in 25 presenze, con una costanza in zona goal impressionante, che gli ha permesso di essere presente nel tabellino marcatori nelle ultime quattro consecutive gare. Uno score che richiama i bei vecchi tempi in Europa, quando soprattutto in Italia con i colori della Juve e ancor più del Napoli era tra i bomber più prolifici in circolazione.

Gonzalo Higuain festeggia uno dei 13 goal stagionali con la magia dell'Inter Miami
Gonzalo Higuain festeggia uno dei 13 goal stagionali con la magia dell'Inter Miami

Tempi su cui Higuain torna a riflettere, intervistato sul suo attuale splendido momento di forma, confermando ciò che aveva detto anche nel recente passato e cioè che non è sempre stato tutto rose e fiori, anzi. Sia con i club precedenti, sia nel rapporto tortuoso con la nazionale argentina. Finendo a parlare di un periodo in cui è stato vittima di "bullismo" da parte della critica e dei tifosi, ad esempio durante la sua permanenza all'Albiceleste: "Quando mi è stato chiesto di riprendermi, non venendo più convocato in Nazionale, è stato per via dei gol mancati o per tutto ciò che c'era attorno? Non ero felice a causa dei miei errori in campo ma soprattutto per le ripercussioni attorno a me. Meme, insulti, prese in giro, il bullismo , la critica feroce, era diventata all'ordine del giorno e si era naturalizzata. La gente non se ne accorge del peso enorme che ti arriva" continua amaramente intervistato da ESPN, "In un qualsiasi campo sportivo, in un supermercato, ovunque non ci si accorge dell'effetto devastante. Ci sono tanti bambini e ragazzi che per paura non ne parlano e prendono poi decisioni drastiche".

Un quadro desolante, che Higuain ha vissuto sulla propria pelle in prima persona: "Tutti pensano che noi giocatori abbiamo una vita facile e servita. Eh, no, per niente. Io ho vissuto per 15 anni in modo innaturale, non avendo gli stessi diritti di altri ad esempio, davanti agli insulti. Non puoi reagire" ha continuato a TyC Sports "perché se lo fai la ripercussione è doppia. Mi sembra molto ingiusto aver vissuto 15 anni nell'élite del calcio e non essere stato in grado di reagire ai momenti in cui ho dovuto chinare la testa agli insulti e alla mancanza di rispetto. A questo punto della mia vita, però non ce la faccio più".

Un'amarezza che tocca le corde anche del rapporto con l'Albiceleste e i difficili rapporti col ct Scaloni: "Ora sto attraversando uno dei momenti più belli della mia vita, umanamente sono cresciuto molto grazie alla mia famiglia e ai miei amici. Oggi provo a non vedere tutto in forma negativa ma riuscire a vedere il positivo che è stato raggiunto e vederlo con motivo di orgoglio. In Nazionale abbiamo giocato finali, le abbiamo anche perse ma le abbiamo vissute. Dopotutto il calcio è una questione di successo e se un giorno ti mettono sul piedistallo, quello dopo ti mettono a 100 metri sotto terra". Non Higuain, però.

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