Hermoso interrogata per 2 ore sul bacio di Rubiales: “Mi disse: A me e a te piace la stessa cosa”
Minacce di morte. Telecamere sotto casa. Un brutto clima di sospetti e una pressione mediatica insopportabile. Nel corredo accessorio della deposizione tribunale di Jenni Hermoso sul caso del bacio di Rubiales c'è anche questo: la sua vita, non solo sportiva, che ha subito forti scossoni fino a convincerla che lasciare la Spagna sarebbe stata la migliore opportunità per sé, a livello umani e professionale. Adesso gioca nel Pachuca, in Messico, ma quel bacio avuto dal presidente della Federazione iberica durante la premiazione per il Mondiale vinto è una persecuzione, ricordo divenuto un incubo per tutto ciò che ha generato. Vorrebbe lasciare tutto alle spalle e non parlarne più ma non può farlo.
La denuncia per molestie a carico dell'ex numero uno del calcio spagnolo la obbliga ad azionare il rewind e a raccontare tutto nell'interrogatorio che è durato circa un paio di ore. "Mi ha messo le mani sulle orecchie e mi ha baciato, non ho potuto reagire", ha chiarito. C'è un passaggio in particolare che fa molto effetto, è relativo a una richiesta ricevuta poco dopo che era scoppiata la bufera: "Rubiales mi chiese di aiutarlo registrando un video – le parole di Hermoso che hanno avuto ampio risalto in patria -. Mi rifiutai di farlo ma lui mi disse di farlo per le sue due figlie che stavano piangendo in aereo. Mi ha anche detto che aveva una compagna e che non si era indignata per quanto accaduto. E aggiuse: A me e a te piace la stessa cosa".
È solo un pezzo del mosaico di emozioni negative che l'hanno tormentata. "Da quando ho messo piede in Spagna, ho avuto telecamere sotto casa 24 ore al giorno. Mi seguivano ovunque e per questo ho dovuto lasciare Madrid con tutta la mia famiglia. Lo dico con tutto il cuore, avevo paura di camminare per strada e ho ricevuto anche minacce di morte". Quell'effusione dello scandalo ha avuto l'effetto di un meteorite sconvolgendo tutti i suoi equilibri, privandola della cosa più semplice: "Non sono stata in grado di vivere liberamente".
Com'è riuscita a reggere a una situazione del genere? Hermoso non ha avuto remore nell'ammettere di essersi rivolto a un supporto specialistico. "La salute mentale è importante, una psicologa mi ha aiutata – ha aggiunto la calciatrice -. In quel periodo ho dovuto affidarmi alla sua professionalità perché stavo vivendo una situazione che non avevo mai sperimentato prima. In Spagna era impossibile anche solo camminare per strada. In Messico, così lontano, ho trovato un modo per sentirmi finalmente protetta".