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Hakan Sukur, da centravanti della Turchia ad autista di Uber: “Erdogan mi ha tolto tutto”

L’ex calciatore dell’Inter si è un rifugiato in America dopo essere stato accusato di aver partecipato al fallito colpo di stato e, nonostante i suoi anni di carriera, è costretto a fare l’autista Uber e a vendere libri per vivere. Hakan Sukur faceva parte del partito di Erdogan ma dopo le accuse di vicinanza a Fetullah Gulen è diventato un nemico per il presidente turco, che si è preso tutto quello che aveva, la sua famiglia è stata molestata, e suo padre è stato imprigionato.
A cura di Vito Lamorte
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"Mi ha tolto tutto, non mi è rimasto niente". Hakan Sukur ha attaccato il presidente turco Erdogan senza troppi giri di parole. L'ex attaccante di Torino, Inter e Parma, detentore del record del gol più veloce nella storia dei Mondiali, è costretto a fare l'autista Uber per le strade di Washington e a vendere libri perché il presidente lo ritiene un avversario politico pericoloso.

Il 48enne si è ritirato nel 2008 e decise di intraprendere la carriera politica schierandosi proprio con il partito dell'attuale primo ministro della Turchia (AKP) diventando parlamentare nel 2011. Nel 2016 venne accusato di aver partecipato al fallito colpo di stato e di essere vicino a Fetullah Gulen, ex alleato e successivamente nemico del presidente turco. Queste accuse hanno portato ad un cambiamento totale nella vita dell'ex interista che al Welt am Sonntag, giornale domenicale tedesco, si è sfogato e ha respinto al mittente tutte le dichiarazioni dei suoi ex compagni di partito:

Golpe? Quale sarebbe stato il mio ruolo? Nessuno è in grado di spiegarlo. Ho sempre fatto cose legali. Non sono un traditore o un terrorista. Sono un nemico del governo, ma non dello Stato o della nazione, amo il mio Paese.

Il messaggio di Hakan a Erdogan: Torna alla democrazia

Hakan Sukur ha raccontati che negli ultimi anni è stato letteralmente perseguitato e ha avuto paura in tante occasioni. Sia lui che la sua famiglia hanno subito delle vere e proprie azioni punitive e il padre è stato messo in carcere:

Grazie al partito era aumentata la mia popolarità. Poi quando sono iniziate le ostilità è cambiato tutto. Ricevevo continua minacce dopo ogni dichiarazione. Hanno lanciato bombe nella boutique di mia moglie, i miei figli sono stati molestati per strada. Mio padre è stato incarcerato e tutti i beni sono stati confiscati.

L'ex centravanti della nazionale turca è stato costretto a emigrare negli Stati Uniti e i primi tempi anche li ci sono stati alcuni problemi: "Ho gestito una caffetteria in California, ma venivano persone strane al bar che suonavano la musica Dombra (definita dall'AKP la musica dei veri turchi)". Infine ha voluto mandare un messaggio ad Erdogan: "Ritorna alla democrazia, alla giustizia e ai diritti umani. Interessati dei problemi della gente. Diventa il presidente di cui la Turchia ha bisogno".

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