Hachim Mastour oggi: “Ho 25 anni, la strada è ancora lunga, io ci credo. Al Milan come un supereroe”
La storia di Hachim Mastour è quella di un ragazzo ancora giovane (compirà 26 anni il prossimo 14 giugno), che più di un decennio fa era uno dei calciatori più promettenti del panorama mondiale. L'attaccante nato a Reggio Emilia da genitori marocchini fece epoca quando nel 2012, appena 14enne, finì al centro di una battaglia di mercato tra Milan e Inter, dalla quale uscì vincitore Adriano Galliani, che pensava di essersi assicurato un fenomeno che avrebbe indossato e nobilitato la maglia numero 10 rossonera per parecchio tempo. Le cose purtroppo per Mastour e il Milan sono andate molto diversamente e quel talentuosissimo trequartista si è perso per strada, tra prestiti fallimentari all'estero, le ultime esperienze con Reggina e Carpi, un anno da disoccupato e infine l'approdo in Marocco, dove – assieme alle sue radici – ha ritrovato una serenità che traspare dalle sue parole di oggi.
"Ho 25 anni, la strada è ancora lunga e sto lavorando per realizzare il mio sogno e obiettivo. Sto dando il massimo. Io ci credo. Il tempo lo dirà", dice Hachim in un'intervista a Sportbible. Dopo un anno nella Serie B marocchina, Mastour l'estate scorsa si è trasferito all'Union Touarga Sport, club di Rabat che milita nel massimo campionato ed è attualmente in settima posizione. "Ho attraversato momenti difficili – racconta – Ho sofferto di depressione ma ne sono uscito più forte. Ho ritrovato il sorriso e il piacere nel calcio. Guardando indietro sono felice di tutto. Ogni passo nella vita mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. Dio ha un piano per tutti. Dobbiamo lavorare ed essere pazienti perché non sai mai quando potrebbe essere il tuo momento. La vita cambia rapidamente".
E la vita di Mastour cambiò davvero in un attimo quando esordì con la maglia del Milan Primavera e poco dopo fu caricato un video su YouTube con gli highlights di quella partita contro l'AlbinoLeffe in cui realizzò una doppietta. In quel momento il ragazzo era già sulla bocca di tutti dopo aver impressionato a livello giovanile con la Reggiana, ma quel livello di visibilità era diverso. Basti pensare che quel video è stato visto da 6 milioni di persone: "Era la mia prima partita con quei colori rossoneri. Indossare quella maglia per la prima volta è stato unico, una sensazione speciale. Senti sulla pelle la grandezza del club ed è bellissimo. Mi sono sentito un supereroe. Giocai quella partita con il sorriso sulle labbra e andò bene. Ho scelto il Milan perché era il progetto che mi convinceva di più".
Quando Kakà definì Mastour "un vero talento che ha qualcosa di speciale", nessuno poteva mai immaginare che quel ragazzo dal dribbling così immaginifico non sarebbe riuscito a giocare neanche un minuto nella prima squadra del Milan. Un momento che sembrava molto vicino quando Clarence Seedorf inserì Mastour nella lista dei convocati per l'ultima partita della stagione 2013/14 contro il Sassuolo. Quella mattina del 18 maggio Hachim fece colazione con Galliani e Seedorf prima di essere portato negli spogliatoi, dove fu applaudito da tutta la prima squadra.
Poche ore dopo, il trequartista si sedette in panchina accanto a Michael Essien, mentre i fotografi erano tutti per lui. A 15 anni sarebbe potuto diventare il più giovane milanista di sempre ad aver giocato in Serie A, togliendo il record a Paolo Maldini. "Non ci sono parole per descriverlo – ricorda quella sera al Meazza – Avevo la pelle d'oca mentre il pullman si dirigeva verso San Siro. Avere la mia famiglia sugli spalti e sentire il mio nome gridare dall'altoparlante e dalla Curva Sud… non lo dimenticherò mai".
Ma dopo tutto quell'hype, Seedorf decise di non fare entrare Mastour neanche per pochi minuti, anche se il Milan vinceva 2-1: "Ha 15 anni, la partita chiedeva altro, ma per lui era importante essere già in panchina – spiegò il tecnico olandese dopo il fischio finale – Ha un grande talento, ma con lui vogliamo costruire un certo percorso".
E invece la storia calcistica di Mastour al Milan sarà poi un flop totale, addirittura con l'ultimo anno del contratto trascorso fuori rosa, senza essere mai considerato. Ma se si volta indietro, Hachim prova a vedere il bello che gli è rimasto: "Ho cercato di imparare il più possibile. Ho avuto modo di allenarmi con campioni e idoli. Era un sogno".
Quando gli viene chiesto perché non ha mai raggiunto il suo potenziale, il 25enne spiega: "I tempi sono cambiati. All'epoca era impensabile che un ragazzino di 15 anni arrivasse in prima squadra, soprattutto in una squadra come quella del Milan, che aveva una rosa di campioni in ogni ruolo. Per quanto mi riguarda, il fatto di essermi allenato insieme a persone con cui giocavo alla PlayStation mi rende felice oggi. Ho imparato a vedere sempre il lato positivo delle cose. Ognuno ha il proprio percorso e la propria storia. Spesso desideriamo delle cose, ma solo Dio sa se questo è un bene per noi o no. Mi piace pensare di aver aperto le porte ai giovani e alle generazioni future perché da lì in poi è stato più frequente vedere ragazzi giovani approdare in prima squadra".
"Non ho mai vissuto la vita di una persona normale – racconta oggi Hachim – Ci vuole molta forza mentale, dedizione e soprattutto il piacere di lavorare duro. La fama mi è arrivata presto e le aspettative e lo stress fanno parte del gioco, soprattutto se hai delle qualità. Sono il primo ad aspettarsi molto da me sono me stesso, quindi non presto attenzione al resto. È importante circondarsi di energia positiva perché la qualità dei pensieri determina la qualità della vita che si ha. Ho fatto tanti sacrifici per perseguire il mio sogno e ne sono fiero. Ho attraversato momenti difficili. Ero depresso. Ne sono uscito grazie alla mia famiglia, alla forza di volontà e alla fede. La fede mi ha aiutato molto. Dio non carica un'anima più di quanto possa sopportare. Ogni problema e ostacolo che incontriamo nel nostro viaggio può essere superato. Se è davanti a noi, è per un motivo".