Hachim Mastour è disoccupato a 26 anni, si allena in Italia: “Vorrei finire le superiori”
Il Milan è soltanto un ricordo lontano per Hachim Mastour, il baby talento del calcio italiano che occupa un posto alto nella lista delle promesse mai sbocciate. Tutti ricordano il suo nome e ciò che era in grado di fare con il pallone tra i piedi, ma a 26 anni si è trovato improvvisamente senza squadra dopo la fine della sua avventura con l'Union Touarga. L'italo-marocchino si è allontanato dal mondo del calcio per un po' di tempo, ha deciso di tornare in Italia dove si allena e di cominciare a coltivare progetti ambiziosi.
In un'intervista alla Gazzetta dello Sport ha raccontato come si svolgono le sue giornate adesso che è svincolato: per un po' di tempo ha accantonato il calcio per concentrarsi su sé stesso, ma adesso ha ripreso gli allenamenti da solo e vorrebbe tornare protagonista nel calcio italiano con qualche nuova opportunità.
Cosa fa Hachim Mastour oggi
L'ex Milan attualmente abita a Reggio Emilia e ha un preparatore con il quale si allena per poter tornare a giocare. A 26 anni è disoccupato ma sogna ancora il grande calcio: "Mi sono trasferito a Reggio Emilia e mi sto allenando con un preparatore, Stefano Cellario. Mi tengo pronto per qualcosa che verrà. Il mio sogno è impormi in Italia, avevo richieste da Emirati ed Europa ma volevo tornare a casa".
Declinate diverse offerte, la sua ambizione resta quella di poter sfondare in Italia, ma attende la chiamata giusta da parte di una squadra e di un allenatore che sappiano esaltarlo. In passato ha dovuto combattere con la depressione, ma è riuscito a superare quel momento particolarmente duro e ora sogna in grande: "Fuori dal calcio sono attratto dall'attività imprenditoriale, vorrei finire le superiori e magari iscrivermi all'università. Ho fatto ragioneria ma ho dovuto interrompere perché a 17 anni ero già all'estero, al Malaga".
Impossibile non ricordare i grandi tempi trascorsi al Milan, la squadra nella quale sperava di diventare una stella. Ora Hachim Mastour è un grande amico di Leao, ma ricorda i tempi in cui ha avuto la possibilità di allenarsi con una squadra stellare: "Al Milan mi sentivo un supereroe, quella maglia mi faceva volare. Mi allenavo con Kakà, Robinho, Mexes, De Jong. Dribblare con un tunnel o un sombrero poteva dare fastidio, ma non capivo che sarebbe stato meglio non farlo".