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Guardiola sembra in preda a un’allucinazione: durante la conferenza fissa un punto nel vuoto

Il tecnico catalano si presenta al cospetto dei giornalisti dopo il pareggio beffa con l’Everton: è completamente distrutto, smarrito, fuori di sé, rassegnato. È perso nei suoi pensieri.
A cura di Maurizio De Santis
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Pep Guardiola non è riuscito a nascondere lo sconforto durante la conferenza stampa dopo il pareggio contro l'Everton. Si è presentato al colloquio coi media perché deve farlo ma lo avrebbe evitato volentieri. È talmente deluso, confuso, sfiduciato che non sa nemmeno cosa dire per giustificare l'ennesimo passo falso del Manchester City. Ha la faccia di uno che ha capito: va male e basta, nemmeno lui può farci niente. Il rigore sbagliato da Haaland (distratto e sbeffeggiato da Pickford) ha gettato tutto alle ortiche, la squadra resta nel tunnel della lunga crisi: da novembre a oggi, in 9 incontri di Premier League ha perso 6 volte, pareggiato 2 e vinto solo col Nottingham. È stata una piccola luce in mezzo al buio. E il penalty fallito dall'attaccante ha spento anche quella fiammella.

Basta l'espressione che ha stampata in viso il tecnico catalano, vale più di mille parole. Le ha tentate tutte, perfino usare il pugno di ferro e ‘togliere il Natale' alla squadra per tenerla sul filo della concentrazione, darle una scossa, provocare una reazione d'orgoglio. Non è servito. Ha perso la magia. E quando si presenta al cospetto dei giornalisti è completamente distrutto, smarrito, fuori di sé, rassegnato: entra, si accomoda, ha il capo chino, gli occhi sbarrati che fissano un punto nel vuoto, resta in silenzio, non guarda mai chi c'è intorno, appare assente, perso nei pensieri. Torna in sé quando la voce annuncia che sta per iniziare la conferenza e c'è la prima domanda. Guardiola si desta da quello stato di torpore e fa uno sguardo bonario.

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Il sorriso che sfoggia è stentato, si mostra stanco perfino di fare buon viso a cattivo gioco. E non sa nemmeno cosa dire per giustificare l'occasione fallita. "Se mi chiedi della partita di oggi – dice l'allenatore del Manchester City – abbiamo giocato come sempre, disputando una buona prestazione in difesa e in attacco. Quando giochiamo male sono il primo a dirlo ma oggi non posso farlo. Abbiamo avuto occasioni, e non solo il rigore, ma tante davvero… Abbiamo tirato tante volte ma alla fine non abbiamo ottenuto il risultato che volevamo".

La parte restante della risposta è uno sfogo e una confessione al tempo stesso. Si arrende all'evidenza delle cose: va così e non ha la bacchetta magica perché l'incantesimo svanisca finalmente. "Questa è la vita, non possiamo fare altro che prenderne atto. Non ci aspettavamo di non vincere così tante partite per così tanto tempo. Cosa possiamo fare? Andare avanti. Il calcio è vincere, il calcio è segnare gol e non subirne, cosa che abbiamo sempre fatto. E in questa stagione, nell'ultimo mese e mezzo, non siamo riusciti a farlo".

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