Guardiola ricorda lo shock del primo incontro con Mazzone: “Quello è il mio allenatore? Ma è matto”
Era il 26 settembre 2001 quando allo stadio Rigamonti si giocava il derby tra i padroni di casa del Brescia e l'Atalanta. Una sfida sempre ad alta tensione tra le due squadre lombarde che vivono al massimo la propria rivalità sportiva. Una partita indimenticabile, memorabile. Da un lato la tripletta di Roberto Baggio, protagonista assoluto di quella rimonta da 1-3 a 3-3, dall'altro Carlo Mazzone – allenatore di quel Brescia, scomparso il 19 agosto 2023 a 86 anni – che presto avrebbe scritto una pagina di storia del calcio italiano con il suo gesto inaspettato.
Nel corso del docufilm firmato Prime Video, ‘Come un padre', i vari protagonisti di quella sfida, come Petruzzi e Roberto Baggio che erano in campo al Rigamonti, ma anche Marco Materazzi e anche Giuseppe Giannini, raccontano gli istanti finali della sfida tra Brescia e Atalanta culminata con la corsa di Mazzone sotto la curva occupa dai tifosi bergamaschi a rimonta completata. Mazzone era stato continuamente provocato, specie dopo l'1-3 della Dea che sembrava avesse chiuso la sfida.
I cori contro la madre avevano mandato su tutte le furie il tecnico romano che dopo il 2-3 firmato dal ‘Divin Codino' urla contro i tifosi dell'Atalanta: "Mortacci vostra. Se famo 3-3 vengo sotto la curva". Una frase che da lì a poco avrebbe fatto la storia del calcio italiano. Mazzone era stato profondamente ferito dai cori provenienti dal settore occupato dai sostenitori bergamaschi: "Ho avuto uno sfogo terribile – disse – Le provocazioni sono state tante, mi è stata toccata la cosa più bella e importante della mia vita: mia madre e in più la mia città".
In quel Brescia, che oltre a un campione del calibro di Roberto Baggio poteva contare anche sui gemelli Filippini, Matuzalem, Petruzzi, Toni e Tare, c'era anche Pep Guardiola. L'attuale allenatore del Manchester City giunse in Italia, alle Rondinelle, dal Barcellona, nel quale era cresciuto. Era il 26 settembre del 2001 quando il Brescia chiuse per il suo acquisto a titolo gratuito dai catalani.
Quattro giorni prima del derby con l'Atalanta che di fatto Guardiola guardò dalla tribuna al fianco del direttore sportivo di allora, Gianluca Nani, e del presidente Gino Corioni. Guardiola già in precedenza aveva parlato del suo rapporto speciale con Mazzone che da lì a poco sarebbe diventato una figura fondamentale nella sua carriera. Alla Bobo Tv condotta da Vieri, Adani, Cassano e Ventola su Twitch, Guardiola aveva ricordato quel periodo in Italia al Brescia con Mazzone: "Nel corso di una cena in albergo a Coccaglio Mazzone mi dice:
‘Pep, io non ti volevo. Non so cosa fai qua’. Penso: ‘Arrivo dal Barcellona, cosa succede?’. Subito dopo mi dice: ‘Ho acquistato Giunti e ho dato fiducia a lui, ora invece devo pensare a cosa fare con voi due nello stesso ruolo. Penso però che tu sia molto forte, ti vorrò bene e ti farò giocare’. Penso: ‘Meno male (ride, ndr)’. Pep ricorda come Mazzone per lui sia stato poi una persona incredibile, che ricorderà per sempre con profondo rispetto: "Mi ha trattato come un figlio".
Nel corso del docufilm su Prime, proprio Guardiola partecipa al racconto di quella giornata del 30 settembre 2001 al Rigamonti tra Brescia e Atalanta. Baggio segna il gol del 3-3 e Mazzone corre davvero sotto la curva occupata dai tifosi dell'Atalanta. Gianluca Nani, direttore sportivo del Brescia ricorda: "Guardiola era seduto vicino a me e vicino al presidente". A quel punto interviene l'allenatore del Manchester City che racconta la sua reazione: "Questo è il mio allenatore? Ma è matto?".
Lo stesso Nani rivela poi come l’ex Barcellona fosse particolarmente sorpreso dal clima generale del derby, concluso 3-3, tanto da chiedere: “Ma son tutte così le partite?!?”. In quel Brescia Guardiola giocò fino al 2003. Due anni intervallati però dal prestito alla Roma fino alla cessione definitiva a titolo gratuito ai qatarioti dell'Al-Ahli. Alle Rondinelle di fatto Guardiola giocherà complessivamente 25 partite tra Serie A e Coppa Italia segnando anche 3 gol e ricorda soprattutto un aspetto di quella esperienza: "Fu una lezione d’umiltà, che nella vita serve tanto. Venivo dal Barcellona e lì ovviamente non c’era questa cosa. Invece a Brescia si vinceva poco, ma quando si vinceva si godeva veramente".
Nella stagione 2002/2003 giocò anche diverse gare con la fascia da capitano al braccio e visse anche un momento buio. Per due gare consecutive fu sorteggiato all'anti-doping. Prima contro il Piacenza e poi con la Lazio. In entrambi i casi risulta è positivo: nandrolone troppo alto e polemiche. Lui si proclamò sempre innocente e il presidente Corioni in prima linea lo difese pubblicamente: "Una cosa sola è certa, ed è l'assoluta buonafede del giocatore, che non è certo arrivato in Italia con il bisogno di costruirsi una storia calcistica".