Grosso si sfoga, tornare a Marsiglia è inaccettabile: il Lione pensa a una protesta clamorosa

La cicatrice sul volto di Fabio Grosso è ancora visibile. La palpebra è ancora tumefatta. Ha rischiato di perdere l'occhio sinistro per le ferite riportate a causa dell'agguato teso dai tifosi del Marsiglia al bus del Lione. E adesso, che c'è la certezza della nuova data per il match non disputato il 29 ottobre scorso, il tecnico (e la società) sollevano obiezioni rispetto alla possibilità che la sfida sia disputata al Vélodrome e, per giunta, a porte aperte.
La parola boicottaggio non viene mai pronunciata in conferenza stampa ma è fortissima la tentazione di non presentarsi allo stadio oppure mettere in atto un'altra clamorosa azione di protesta. Rifiutarsi di tornare sul luogo della violenza subita e giocare in quell'impianto è umanamente comprensibile ma da regolamento il rischio è chiaro: se il Lione non va a Marsiglia e diserta l'incontro sarà punito con la sconfitta a tavolino (3-0) salvo sanzioni ulteriori.

Le istituzioni sportive non hanno preso alcun provvedimento nei confronti dell'OM. Il comunicato della LFP, la lega calcio transalpino, ha spiegato perché dopo aver letto gli elementi del dossier e l'audizione dei rappresentanti dei club: gli incidenti "sono avvenuti su strade pubbliche". In buona sostanza la colpa di quanto accaduto non è imputabile alla società ospitante.
Il Lione, però, non ci sta e solleva obiezioni, una in particolare: ritiene più giusto, anche alla luce di quanto accaduto, che il fischio d'inizio avvenga in campo neutro e senza pubblico. Cosa farà l'OL se le cose non cambieranno? Per il momento non ha escluso la possibilità di saltare la partita se si svolgerà, come attualmente previsto, al Vélodrome e con i tifosi del Marsiglia.

"Non siamo a quel punto", ha ammesso Vincent Ponsot, vicedirettore generale. Ma che si stia facendo largo una valutazione del genere lo si intuisce dal passaggio successivo. "Faremo ricorso per difendere i nostri diritti. Se così non sarà, faremo una riflessione con i nostri giocatori e allenatori che erano sull'autobus".
Fabio Grosso, che il giorno dopo l'assalto aveva parlato di tragedia per lo sport e di un viaggio che forse non andava fatto non ha rifiutato l'idea: "Per quanto accaduto a 500 metri dallo stadio non ci siamo sentiti protetti allora e non ci sentiamo protetti nemmeno in vista della partita che verrà. È impensabile adesso di giocare lì. Quella esperienza mi ha toccato molto. Ero quasi sicuro che non saremmo tornati lì. Invece ho visto che non è successo nulla. Lo trovo inaccettabile".
La chiosa è affidata al calciatore, Corentin Tolisso. "Non abbiamo avuto il tempo di parlarne, lo faremo durante la sosta. È assurdo non ci siano state sanzioni. Cosa succede se un giocatore perde un occhio e vede la sua carriera stroncata?".